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domenica, 8 Settembre 2024

#noncisiamo: Dopo le parole di Azzolina, nasce una campagna social dedicata alla scuola

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

In seguito alle dichiarazioni rilasciate il 2 Maggio scorso della Ministra Azzolina sulla ripartenza scolastica e le misure dedicate alle famiglie anticipate sui quotidiani dalla Ministra Bonetti, un gruppo di change maker molto attivi online ha creato una campagna lampo che chiede risposte alle tre ministre di Governo: Azzolina Bonetti e Catalfo.

Sotto l’hashtag #noncisiamo, già creato da Francesca Fiore e Sarah Malnerich, in arte e sui social media Mammadimerda (FB @Mammadimerd), si sono uniti l’avvocata ed attivista Cathy La Torre (FB @latorre.cathy#), Carlo Tumino, blogger di Papà per Scelta (FB @Papaperscelta ), Karole Di Tommaso (regista, tra gli altri, di Mamma + Mamma), Sofia Vineis (educatrice professionale e counselor sistemica) e la giornalista, produttrice media e attivista Cristina Sivieri Tagliabue (FB @cristinastag), già prima firmataria dell’appello #Primalascuola indirizzato alla ministra Azzolina, che ha raggiunto 85.000 firme (ancora senza risposta).

La campagna di sensibilizzazione è dedicata a bambini e famiglie, un progetto di partecipazione al dibattito pubblico per tutelare i diritti di bambini, famiglie, mamme e papà.

Da una parte persone e professionisti, dunque, che si mettono a disposizione e nella posizione di ascoltare i bambini, dall’altro, delle domande precise alle Ministre che in questo momento tengono le redini delle vite di milioni di persone. Ascolto e Racconto, Apertura e al tempo stesso fermezza,

Un movimento spontaneo senza alcun pregiudizio, all’interno del quale ci si è interrogati e si continua a farlo per avere risposte sul quotidiano e delineare gli scenari futuri, dove si è lavorato tutti insieme, ciascuno con le sue competenze, per i bambini, i grandi assenti dal panorama dei #CoronavirusDays. Nel video parlano i bambini dall’oscurità nella quale sono stati confinati dicendo per primi #noncisiamo. E lo stesso raccontano i promotori della campagna, con toni più ironici, ai politici che dovrebbero occuparsi di loro: #noncisioamo. Le misure adottate non funzionano.

Rimettendo la scuola al centro del dibattito, scuola che dovrebbe restare “l’agente del cambiamento”, il motore di sviluppo sociale di ogni Paese così come sottolineato anche dall’Economist il 30 aprile scorso, che invitata tutti i paesi europei alla loro riapertura. “La nuova cornice in cui ci troviamo oggi ci costringe a ripensare la scuola, intesa come spazio di educazione, di apprendimento e soprattutto di relazione. E riportando l’attenzione anche sulle conseguenze che le scelte prese avranno sull’occupazione femminile, che rischia di tornare al 30%”.

Lo script del video #noncisiamo è stato realizzato da Carlo Tumino, con la regia di Karole di Tommaso. Il design e le grafiche coordinate della campagna sono a cura di Studio Babai (www.babai.it), che utilizza piccoli fantasmini colorati come simbolo dell’assenza dei bimbi.

Tutti materiali creati sono creative commons, e a disposizione di chi vorrà utilizzarli per farsi, a sua volta, promotore della campagna #noncisiamo.

LA LETTERA #NONCISIAMO

Spett.li Ministre Azzolina, Bonetti e Catalfo

3 maggio 2020

Ci rivolgiamo a voi perché siamo molto colpite dalle dichiarazioni di ieri della ministra Azzolina. E crediamo che il Governo debba offrire una risposta più articolata e concreta, non solo alle nostre lettere, ma alle famiglie italiane che sono già in gravissima difficoltà, e in particolare alle donne, la cui occupazione rischia di scivolare verso la paurosa soglia del 30%.

Sappiamo che questa risposta potreste darla ed è urgente.

A fronte dei cori di tutte le parti sociali, al ronzio dei giornalisti che recitano bollettini come litanie, agli slogan urlati di chi è già in campagna elettorale, oggi non sentite un silenzio assordante?

Noi lo percepiamo: è il silenzio dei bambini e dei ragazzi. È il silenzio del futuro.

I figli dell’Italia, citati solo questa settimana dal Premier Conte, non hanno associazioni di categoria a difenderli, non votano, i più piccoli non parlano ancora e non riescono ad esprimere il disagio forte di questi mesi. In fin dei conti, non interessano a nessuno se non come target pubblicitario.

Il loro benessere psico-fisico è stato sacrificato sull’altare del “abbiamo altro a cui pensare. Eppure sono proprio i nostri bambini che pagheranno il debito pubblico che l’emergenza sta generando.

Ma, si dirà, cosa c’è di più importante del capitale umano? La salute, certo, e la ripresa economica di un Paese che non si fonda su numeri e grafici ma sulla preparazione e competenza di cittadini che creano, pensano il futuro.

La didattica a distanza ha mostrato tutti i suoi limiti e non può essere la modalità dell’insegnamento, soprattutto per i più piccoli. Nei fatti la forbice sociale è stata ampliata a dismisura. L’assenza di scuola da febbraio a settembre crea una voragine nell’apprendimento che difficilmente potrà essere colmata in futuro. Scuola è diversità, misurazione delle distanze, appropriazione e interazione con gli spazi circostanti.

E’ a scuola che si acquisisce “una certa idea di mondo”.

Inoltre l’assenza della scuola si traduce per molti in divario di apprendimento, negando il diritto costituzionale all’istruzione e l’essenza stessa della funzione della scuola: consentire a tutti una formazione a prescindere dalle proprie condizioni socio-economiche.

E’ evidente che la presenza di una baby sitter non potrà mai restituire a un bambino tutte quelle sfaccettature fondamentali per il suo percorso di crescita che solo la scuola può garantire. E neppure possiamo chiedere ai genitori di improvvisarsi insegnanti per troppo tempo. Per questo le misure dedicate alle famiglie, come il bonus baby sitter – 1200 euro per sei mesi? – e congedo parentale sono solo un palliativo alla cosa più importante.

Pensate al benessere dei bambini adesso. Pensate alla scuola.

La scuola resta e deve restare l’agente del cambiamento, il motore di sviluppo sociale di un paese. Quello che chiediamo non è follia. Basti guardare come altri paesi hanno gestito lo stesso problema: dalla Finlandia alla Svizzera, dalla Francia alla Germania.

Ma non vogliamo fare gli esterofili. Ed in effetti basterebbe pensare che quest’anno si festeggia il centenario di Gianni Rodari, le cui idee illuminanti sulla scuola, insieme a quelle di Montessori e Malaguzzi, sono studiate e praticate in tutto il mondo, inclusa alla scuola outdoor, che è già diventata realtà in molti paesi.

La nuova cornice in cui ci troviamo oggi ci costringe a ripensare la scuola, intesa come spazio di educazione, di apprendimento e soprattutto di relazione. Sarebbe urgente dare indicazioni per preparare psicologicamente e praticamente i nostri bambini a ciò che sarà, alla nuova normalità che li aspetta, con un’adeguata programmazione nel breve-medio periodo volta a offrire loro gli strumenti per affrontarla.

Non mancano le proposte, ma la loro attuazione.

L’epidemia ha messo in evidenza le grandi carenze del nostro sistema di welfare, che si regge sul risparmio privato e sull’assistenza domestica – ancora in gran parte demandata alle donne e ai nonni (quando c’erano).

Ora che i nonni sono fuori uso, sono le donne a doversi far carico di una tragica scelta: tornare a lavorare o restare a casa con i figli? E’ inaccettabile che nel 2020 la questione si presenti ancora sotto questi termini, e chi torna a lavorare siano sostanzialmente gli uomini. Ci rifiutiamo di portare avanti le nostre istanze con termini obsoleti appartenenti al lessico degli anni ’90. Quello cui aspiriamo non è la “conciliazione” tra vita e lavoro, ma la “condivisione”. Non un aut-aut ma un et-et. L’uno e l’altro.

Sarà necessaria l’attuazione dei protocolli sanitari, che tutelino i lavoratori della scuola e permettano ai nostri piccoli grandi eroi di tornare alla socialità e allo studio in sicurezza.

Il modo con cui è stato affrontato – o meglio non affrontato – il tema delle nuove generazioni rivela lo sguardo miope della classe politica italiana ma anche di tanti concittadini sul futuro di questo paese. Una visione che privilegia il breve al lungo termine, che annaffia l’albero già maturo e non vede tutte le potenzialità del seme.

Per poter crescere, i bambini hanno bisogno di essere pensati. Un paese che non pensa ai propri figli, è un paese che non investe sul proprio futuro.

Chiedendo cose semplici.

Che la scuola ritorni a vivere.

Che l’estate riporti il gioco della vita ma anche il progetto educativo, indispensabile per garantire la salute e il benessere delle future generazioni, e che altrimenti mancherebbe ai bambini per troppi mesi.

Insomma, che coloro che non ci sono ritornino ad esserci, perché adesso, proprio #noncisiamo

Per questo motivo, a partire da oggi inauguriamo una campagna di sensibilizzazione dedicata a bambini e famiglie, un progetto di partecipazione al dibattito pubblico per tutelare i diritti dei nostri figli. Una campagna che non avrà nessun colore politico, ma il sapore di un impegno civile a cui è necessario dare risposte

Cathy La Torre

Carlo Tumino (Papàperscelta) Cristina Tagliabue

Francesca Fiore (Mammadimerda) Karole Di Tommaso

Sarah Malnerich (Mammadimerda) Silva Fedrigo

Sofia Vineis

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