Hanno ammesso di aver partecipato al sabotaggio del cantiere di Chiomonte, pur respingendo l‘accusa «ardita» di terrorismo, i 4 attivisti No Tav che oggi, nell’aula bunker del tribunale le Vallette di Torino, hanno lasciato la loro prima dichiarazione spontanea davanti alla Corte d’Assise. Mattia Zanotti, Claudio Alberto, Niccolò Blasi e Chiara Zenobi, la notte tra il 13 e il 14 maggio 2013 diedero fuoco ad un compressore, e le voci nelle intercettazioni telefoniche erano le loro, come hanno egli stesso riconosciuto, motivo per il quale oggi sono in carcere. Ma poco importa se la vita di questi 4 ragazzi, dipenda dall’accusa pesante di terrorismo che pende sulle loro teste.
Per il senatore del Pd Stefano Esposito, l’importante è che ora si chieda scusa ai pm: «Mi aspetto che coloro che per mesi e mesi hanno ricoperto di insulti, minacce e fango l’ex procuratore Caselli e i pm Rinaudo e Padalino chiedano almeno scusa». Per Esposito, le loro dichiarazioni sono le rivendicazioni dell’attacco al cantiere Tav come se questa fosse l’unica cosa che conta.
«Poco importa – afferma – se il reato sia il terrorismo o il tentato omicidio. Ciò che conta è che finalmente nessuno potrà dire che le violenze erano colpa delle forze dell’ordine o di chi sostiene democraticamente la realizzazione della Torino-Lione».
Insomma, se si tratti di accusa di terrorismo o di tentato omicidio, per il senatore della Repubblica è un dettaglio, evidentemente per lui, l’educazione viene prima di tutto.