La Corte di Cassazione di Roma ha confermato tutte le condanne del processo “Minotauro” sulle infiltrazioni dell’Ndrangheta in Piemonte. Rigettate quindi le richieste del procuratore generale che aveva chiesto l’annullamento delle sentenze dei 50 imputati, chiedendo un nuovo processo d’Appello.
L’inchiesta “Minotauro”, nel 2011, aveva portato a 140 arresti legati, secondo l’accusa, ad ‘ndrine nel torinese. Il processo d’Appello si era concluso con un totale di 200 anni di reclusione per gli imputati che in primo grado avevano scelto il rito abbreviato. A fine gennaio il procuratore generale nell’udienza di Cassazione aveva chiesto a sorpresa l’annullamento delle condanne, sostenendo che i giudici della Corte d’Appello di Torino avessero «motivato in maniera contradditoria l’esistenza del vincolo mafioso con il 416 bis del codice penale».
Tesi che la Corte della Cassazione, presieduta da Antonio Esposito, ha respinto, rigettando anche i ricorsi della difesa, dunque, anche secondo Roma, la mafia calabrese in Piemonte, in particolare nella provincia di Torino, esiste.