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sabato, 27 Luglio 2024

'Ndrangheta a Torino: oltre 600 anni di carcere per "Minotauro"

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

I procuratori generale Antonio Malagnino, Roberto Spargano e Monica Abbatecola hanno chiesto 609 anni di carcere per i 63 imputati del processo “Minotauro” sulle infiltrazioni della ‘Ndrangheta nella provincia di Torino.
Le richieste dei pg alla Corte d’Appello arrivano dopo che al processo di primo grado erano state condannate 36 persone e assolte 38, mentre altri imputati, 50, avevano scelto il rito abbreviato.
Le pene in primo grado erano state per un totale di 266 anni. Tra le condanne c’è anche quella a dieci anni per l’ex sindaco di Leinì del centrodestra, Nevio Coral. A lui i Comuni di Leinì e di Volpiano, dove si era candidato, hanno chiesto un risarcimento che supera il milione di euro. «La ‘Ndrangheta al Nord – ha spiegato Roberto Sparagna – opera in modo diverso, in silenzio: si adatta, si mimetizza, e questo la rende più insidiosa e persino più difficile da aggredire».
«La mafia calabrese in Piemonte è presente almeno dal 1972, quando abbiamo certezza della richiesta, formulata a un pentito, di aderire al “locale” di Chivasso», ha continuato Sparagna.
Sui legami tra politica piemontese e ‘Ndrangheta Sparagna ha aggiunto che «è possibile che i politici piemontesi potessero non sapere dei legami di parentela di alcune persone con i boss in Calabria, ma abbiamo il sospetto che i politici di origine calabrese non potessero non saperli».
 

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