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sabato, 27 Luglio 2024

“Musica dentro”: le detenute di Torino che cantano De Andrè

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

Un libro per raccontare l’esperienza del carcere attraverso le detenute della Casa circondariale Lorusso Cutugno e il laboratori di musica con il quali si sono cimentate nelle canzoni di De Andrè

Si intitola “Musica dentro” il volume edito da Impremix edizione e di cui si discuterà mercoledì 16 settembre alle ore 18 al Mausoleo della Bela Rosin (strada Castello di Mirafiori 148/7) con gli autori e le protagoniste. 

Cinzia Morone e Marco Raiteri hanno infatti sviluppato l’omonimo progetto all’interno della sezione femminile del carcere di Torino. Il volume, accompagnato da un dvd, rappresenta un percorso fatto di  parole e di note avvolgente ed emozionante che ha avuto il suo culmine  nello spettacolo messo in scena sul palco del teatro del carcere, con la partecipazione dei detenuti, dei cittadini, degli operatori giudiziari  poco meno di un anno fa. Fil rouge, la musica di De Andrè, la sua  attenzione per gli ultimi, per coloro che lottano contro le difficoltà, 
per quella seconda possibilità spesso negata da pregiudizi.
“Essere sconfitti significa non affrontare i propri errori – osserva Marco Raiteri, avvocato e direttore artistico del gruppo Fabrizio De Andrè Remember 2.0 – e le detenute del carcere femminile rivendicano il loro diritto a essere diverse, a trasformarsi in donne in grado di amare come nessuna prima per essere, forse solo per un istante, un sogno sulle 
note di Franziska”.
“Ricordo lo spettacolo, al quale l’audiolibro si riferisce, con molta emozione – spiega Cinzia Morone, responsabile culturale e ideatrice del Progetto Musica “Dentro” nella casa circondariale Lorusso e Cutugno – . Quindici detenute sono salite sul palco con noi, ciascuna con un proprio ruolo: come voce recitante, o per introdurre le tematiche che sarebbero 
state affrontate, o per implementare la scenografia con cartelloni ed espressioni. Hanno portato la testimonianza di vita, di espressione, di voglia di riscatto con le quali abbiamo condotto insieme questo progetto. La musica  e la poesia sono intese come veicolo emozionale per portare fuori quello che si ha dentro il cuore quando si è “dentro” il carcere”.
Il lavoro artistico, la condivisione di un percorso creativo ha permesso alle donne carcerate di rafforzare legami e lenire solitudini. Famiglie, figli, sentimenti, amori, dolori,passioni,nostalgie, ricordi, pentimenti, rabbia. Nel libro c’è tutto questo, e di più. Ci sono le donne, con tutta la loro potenza. “L’esperienza del laboratorio di lettura con le esercitazioni è stato 
per loro stimolante e le ha incoraggiate a porsi risultati sempre migliori – prosegue Morone – . Ciò che otteniamo attraverso questo impegno è la messa in gioco della persona, la riscoperta del suo valore”.

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