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giovedì, 7 Novembre 2024

Manet, Appendino: “Non ci sono le condizioni per lavorare con Asproni”

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di Bernardo Basilici Menini

Chiara Appendino è intervenuta in consiglio comunale sulla dibattuta questione della mostra di Manet: «Questa giunta lavorerà per vedere se ci sono le condizioni per fare la mostra di Manet». La sindaca ha ribadito come la colpa sarebbe di Patrizia Asproni, presidente della Fondazione Torino Musei, con la quale «non ci sono le condizioni per continuare a lavorare. E non è un fatto personale».

«Non accetto che venga utilizzata in maniera strumentale – continua Appendino– una mancanza di informazioni per nascondere forse una mancata capacità di organizzare l’evento. Vogliamo costruire un modello in cui capacità, competenze e relazioni siano della città e non del sindaco di turno: un modello basato sulle relazioni personali indebolisce la città», conclude la sindaca.

A fare eco alla sindaca arriva l’assessora ai Musei Francesca Paola Leon, secondo la quale «L’eventuale mancata realizzazione della mostra di Manet ha all’origine una debolezza strutturale: non si basava su solide relazioni tra il Musee d’Orsay e la Gam, ma su un rapporto privilegiato tra l’ex sindaco Piero Fassino, il direttore del Musee d’Orsay e un operatore privato, senza, evidentemente, un chiaro trasferimento di competenze e responsabilità sulla realizzazione dell’evento. Le conseguenze di questo modello di produzione culturale sono sotto gli occhi di tutti».

«Non è in discussione né l’importanza di organizzare grandi eventi espositivi né la collaborazione con il modello imprenditoriale e privato –ha continuato l’assessora– E’ in discussione un modello che vede le nostre istituzioni museali come contenitori e non produttori di cultura, un modello che non porta al rafforzamento delle competenze e delle relazioni dei nostri musei con gli altri musei italiani e stranieri, che non favorisce la ricerca e quindi la produzione, che sono alla base di un sistema museale forte anche dal lato della proposta di eventi espositivi».

Per il Pd è intervenuto Domenico Carretta: «Per l’offerta culturale Torino è diventato un modello da esportare: cultura, musei e grandi eventi, come la mostra su Degas, che lei chiama “corollari”, hanno portato Torino fuori dal deserto dei numeri sestuplicando i visitatori che oggi sono 6 milioni all’anno, e hanno aumentato le code davanti ai musei».

«Le ultime stime calcolano in 15 milioni di euro l’indotto economico dei grandi eventi, le cosiddette “mostre blockbuster” – aggiunge Carretta.  Se dunque essi si dovevano ai rapporti personali del precedente Sindaco, vi invitiamo a fare altrettanto. Torino non è Roma, né Venezia, non può non “stare sul mercato”, come è successo durante questi 100 giorni di inerzia, dell’Amministrazione. Io non sono stupito di questo possibile negativo epilogo della vicenda, alla luce delle vostre idee sull’inutilità dei grandi eventi. Oggi siamo davanti ad una retromarcia della Città. Delle due l’una: o fate solo finta di essere arrabbiate per la perdita della mostra, oppure, per il bene della Città, continuate sulla strada che avevamo tracciato. Auspico che nel 2017 la mostra su Manet, ci sia e dia completezza al ciclo sull’impressionismo che la Città aveva avviato».

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