Tra pochi giorni inizieranno i mondiali numero 21 della storia, in Russia. L’Italia sarà costretti a seguirli da casa per la terza volta nella sua storia, la seconda dal dopoguerra. Era dal 1958 che gli azzurri non mancavano il pass per la massima rassegna calcistica. Oltre ai tifosi, piange anche la FIGC. La debàcle di Buffon e compagni è costata una cifra tra gli 80 e i 100 milioni di euro, secondo le stime pubblicate da ilSole24Ore. La cifra tiene conto degli introiti diretti derivanti da sponsor, pubblicità e premi.
Non finisce qui, però. Perché, anche lo Stato si vede «ridotto in miseria» dalla nazionale. Vanno considerati, infatti, anche gli introiti indiretti. Parliamo di quelli derivanti dalla macchina economica che sta dietro la partecipazione al mondiale, ovvero ristoranti, strutture commerciali, agenzie di viaggio, fino alla borsa e al PIL. E’tutta l’economia ad essere colpita, dato che, per seguire gli azzurri, dal vivo o in tv, gli italiani avrebbero smosso un bel po’ di quattrini. Per non parlare delle scommesse o della vendita dei giornali sportivi. In tutto, il danno economico equivale ad un miliardo di euro.
Introiti mondiali
Se l’Italia piange, il resto del mondo ride. Secondo le ultime stime del centro media Zenith, nel 2018 la presenza mediatica dei Mondiali di calcio in Russia trainerà la performance del mercato pubblicitario globale, con un ricavo complessivo di 2,4 miliardi di dollari, pari a oltre 2 miliardi di euro. La Russia, da questo punto di vista, dovrebbe generare un fatturato di 64 milioni di dollari, pari al 2.1% della spesa pubblicitaria raccolta sul mercato russo in tutto il 2018. La Nazione, però, che dovrebbe avere più riscontro da questo punto di vista non parteciperà alla rassegna. Parliamo della Cina, dove gli investimenti arriveranno a 835 milioni di dollari.
Non solo pubblicità, però: quello che si appresta a iniziare sarà il mondiale più ricco in assoluto organizzato dalla FIFA. Il totale messo a disposizione ammonta a 682 milioni di euro con una crescita del 40% rispetto all’edizione brasiliana del 2014. Le nazionali partecipanti si divideranno un montepremi di circa 400 milioni di dollari, ovvero 345 milioni di euro. Per fare un raffronto, quando Cannavaro alzò la Coppa del Mondo, nel 2006, il montepremi totale fu di circa 224 milioni di euro. Quattro anni fa, arrivò a toccare quota 309. La vincitrice della Coppa del Mondo intasca complessivamente 32,7 milioni di euro.
La FIFA ha stanziato anche dei «risarcimenti» per i club che dovessero perdere un calciatore a causa di un brutto infortunio. A disposizione per le società ci sono 180 milioni di euro che saranno suddivise in base al numero di convocati dalle 32 finaliste.
Calciomercato: occhio ai flop
Il mondiale, vuol dire anche un aumento vertiginoso degli affari, relativi al calciomercato. Da questo punto di vista, inutile negarlo, tutte le società che hanno dei talenti in vendita, sperano che il loro prezzo aumenti. Quattro anni fa fu James Rodriguez il crack. Il colombiano portò nelle casse del Monaco 80 milioni di euro da parte del Real Madrid. L’esperienza di Rodriguez, però, non fu esaltante con la maglia blanca. In 3 anni appena 110 presenze e 36 reti, prima della cessione al Bayern. Per questo, bisogna fare attenzione ai possibili flop, ovvero, quei giocatori che si mettono in mostra durante la manifestazione, ma che, alla fine, non reggono le aspettative che si ripongono nei loro confronti.
Lo sa bene l’Italia, spesso «bruciata» dalle meteore mondiali. L’ultima topica da questo punto di vista è targata Inter. Nel gennaio 2015, con un ritardo di sei mesi rispetto alla rassegna iridata, sbarcò in nerazzurro Xherdan Shaqiri. Lo svizzero, chiuso nel Bayern Monaco, si era fatto notare al mondiale in Brasile con 3 reti, tutti all’Honduras. I nerazzurri lo prendono in prestito con obbligo di riscatto a 15 milioni. In nerazzurro, però, gioca appena 9 gare (con un gol). L’estate successiva, viene subito rivenduto allo Artoke per 16,9 milioni. Nel 2014, il gol di Balotelli all’Inghilterra convinse il Liverpool a investire 20 milioni di euro su di lui. Mai scelta fu più sbagliata: l’attuale attaccante del Nizza finì per diventare un peso morto per i Reds che se ne sbarazzarono l’anno dopo, rispedendolo al Milan, prima di decidere di lasciarlo libero definitivamente nell’estate 2016.
Acquisti top
Il mondiale è comunque una vetrina dove chi ha talento, alla lunga, prevale. In serie A, senza scomodare gli anni 80 con gli arrivi di Platini e Boniek (1982) alla Juventus, o i novanta con l’approdo di gente come Skuhravy (Genoa, 1990) o Salas (Lazio, 1998), gli anni 2000 hanno visto il nostro campionato arricchirsi di giocatori rivelatisi colonne delle loro squadre. L’ultimo in ordine di tempo è De Vrij che, dopo il mondiale 2014, passò alla Lazio. Nrl 2010 fu il Cesena a portare in Italia Nagatomo, prima del suo approdo all’Inter. Nella stessa estate, il ticket Genoa-Milan, permise a Boateng di farsi conoscere nel nostro campionato. La morale è semplice: bisogna avere occhio per gli affari.