Da qualche giorno per le strade di Milano sono comparsi alcuni manifesti che indicono un corteo per domani sera con lo slogan “29 Aprile, noi non dimentichiamo”. Grafica e stile della locandina fugano subito ogni dubbio rispetto alla connotazione politica della manifestazione: la firma dell’evento è costituita da un secco “i camerati”, accompagnata da una grossa croce celtica.
Da sei anni a questa parte, infatti, la data del 29 aprile è diventata l’occasione per organizzazioni, militanti neofascisti e nostalgici del ventennio di tutta Italia per sfilare per le vie del capoluogo lombardo con una vera e propria parata fatta di saluti romani, svastiche e sventolio di bandiere nere e tricolori.
Il pretesto è dato dall’anniversario delle morti del gerarca fascista Carlo Borsani, fucilato dai partigiani durante la Resistenza, del militante del Fronte della Gioventù Sergio Ramelli e dell’avvocato ed esponente politico del Movimento Sociale Italiano Enrico Pedenovi. Per tutti e tre la data è quella del 29 Aprile, anche se gli omicidi sono avvenuti ovviamente in anni diversi (rispettivamente il 1945, il 1975 e il 1976).
La manifestazione viene indetta ogni anno a pochi giorni dalla festa della Liberazione per creare una sorta di provocatoria contrapposizione con la giornata del 25 aprile. L’anno scorso i partecipanti, partiti come di consueto da piazzale Susa, nei pressi del Politecnico, erano alcune centinaia e hanno sfilato in pieno stile militare gridando i nomi dei tre militanti fascisti uccisi.
Un evento inquietante e vergognoso che però per diverso tempo ha potuto contare sul lasciapassare o sulla non interferenza delle istituzioni locali, diventando così evento di richiamo per tutte le sigle dell’odierna estrema destra e per chi si autoproclama pubblicamente “fascista del terzo millennio”.
Pochi giorni fa il sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha preso parola sulla parata, affermando sulla propria pagina Facebook che «Il 29 aprile ricorre il 39esimo anniversario della tragica morte di Sergio Ramelli la cui commemorazione è giusta e doverosa. Ma è altrettanto giusto e doveroso opporsi alla bieca strumentalizzazione di questo tragico evento attraverso la parata nazi-fascista che da anni deturpa la nostra città. Mi auguro vivamente che le autorità competenti facciano tutto quanto possibile per evitare questa grave offesa alla Milano Medaglia d’Oro della Resistenza».
Una dichiarazione che suona un po’ come una sgravo di responsabilità perché il primo cittadino sembra voler delegare l’intera faccenda alla Prefettura milanese, facendo così di una questione profondamente politica un mero problema di ordine pubblico.
E proprio l’ordine pubblico è al centro delle preoccupazione della Questura in questi giorni: contro la parata nazi-fascista, infatti, si è costituito il “Comitato Milano 29 Aprile: Nazisti no grazie!” che per domani ha lanciato un contro-evento per opporsi alla sfilata nera. Sul volantino di convocazione si legge: «Il 29 Aprile partecipiamo alla grande manifestazione antifascista. Concentramento ore 19 in piazza Oberdan per un corteo che terminerà nei pressi del luogo dove il 30 Aprile 1976 Gaetano Amoroso è stato ucciso da una banda di assassini fascisti usciti dalla sezione del Msi di via Guerrini. Questa mobilitazione riguarda tutti, giovani e meno giovani. E impegna anche le istituzioni pubbliche, le associazioni e i sindacati a fare la loro parte perché si chiuda per sempre questa pagina».
Nelle scorse settimane il Comitato antifascista aveva richiesto con ampio anticipo l’autorizzazione a partire con un corteo dallo stesso luogo scelto dai camerati per la propria parata ma il questore Luigi Savina l’ha rifiutata adducendo il rischio di gravi problemi per l’ordine pubblico. Il permesso per la manifestazione di chi non ci sta a veder sfilare i neofascisti è stato infine accordato ma per un’altra zona della città, lontana da piazzale Susa, nell’intento di tenere a distanza i due cortei.
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