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domenica, 8 Settembre 2024

MasterChef tra burro, rane e anguille Rachida tiene

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Doppia puntata all’insegna della ricerca dal punto di vista del cibo con materie prime e preparazioni non banali. Ancora una volta però è il format reality a prendere il sopravvento sullo show di cucina.
E’ la mistery box a lasciare il segno da questo punto di vista: quando si alza la scatola i concorrenti non trovano cibi da preparare ma una lettera in bella mostra che fa capire da subito il mittente a qualsiasi spettatore ed è subito ora delle lacrime, come neanche un chilo di cipolle affettate potrebbero fare. Chiaramente le lettere sono scritte dai familiari degli aspiranti chef che si lanciano in lacrime a cascata che coinvolgono uno dopo l’altro tutti con Rachida al top. Per fortuna dietro alla lettera c’è anche un piatto da preparare che ognuno dovrà decidere di consegnare a qualche avversario. La strategia fa tornare tutti sul pezzo e  sbagliare può avere il risultato opposto delle intenzioni. Cosa che avviene puntualmente con Almo che gira il suo piatto, un elaboratissimo filetto di maiale (del genere dei discorsi del concorrente pugliese), a Beatrice che la vedrà vincere la gara e andare in dispensa a scoprire il vantaggio della prova.
Qui trova Philippe Léveillé, chef francese pluristellato che lavora in Italia da molto tempo raggiungendo traguardi importanti nel mondo della ristorazione, che oggi lo ha portato a Hong Kong facendo incontrare nuovi sapori nella sua cucina “golosa, burrosa e generosa”. Sotto le tre cloche “Cappuccino di rane, crema di piselli, schiuma di zenzero e lemongrass”, “Tartare di ostriche e capesante”e “Lumache di vigna, basilico e churizo”. Per fortuna i concorrenti non devono replicare il piatto ma utilizzare l’elemento principale sposato alla perfezione con il burro, presente ovunque. Betarice sceglie le rane e fa harakiri decidendo di replicare il piatto dello Chef Léveillé. In cucina è panico, le rane sono ostiche ma in qualche modo la brigata ci prova e vince Michele C da Rozzano con un siparietto simpatico a contorno. Esce Emma, tra le più deboli da sempre, si salva Rachida.
La prova esterna è a Comacchio, regno dell’anguilla,  e i concorrenti si sfideranno in preparazioni a base di anguille per un gruppo di abitanti di Comacchio. Entrambe le squadre dovranno preparare gli stessi piatti: risotto alla comacchiese e un brodetto di anguilla. Il tutto accompagnato da polenta gialla, anguilla allo spiedo e insalata di radicchio e cipolle. Michele sceglie Rachida come caposquadra dei rossi e la sfida inizia con Beatrice mandata direttamente al pressure in sfida con chi perderà la prima prova della gara finale.
Preparazioni insolite con le anguilla prese ad accetate o sezionate di fino. Il risultato non è esaltante per i giudici di Comacchio ma se la cava la squadra Blu di Michele, Federico, Enrica e Alberto. Gli altri al pressure.
In cucina gli aspiranti chef trovano una cloche ad attenderli e alzandola scopriranno una lingua di vitello da preparare alla piemontese, bollita nella pentola a pressione e arricchita dei bagnetti tipici, i bagnet, e da una salsa a piacere.
Perde Rachida che usa un litro di aceto per preparare quattro salsine e andrà alla sfida con Beatrice, confrontandosi sul pollo, o meglio su due galletti da fare alla diavola, alla valdostana e fritti. Vince la mamma, cioè Rachida e Beatrice deve abbandonare il cooking show per la seconda e ultima volta.
Sbatte la porta in faccia a Rachida con un “Allah ti sta guardando” ma qui la frase giusta è un’altra: “togliti il grembiule e lascia la cucina di MasterChef”.

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