“Mattone ama le poltrone”: potrebbe essere questo il nuovo slogan del capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio Comunale di Torino, che si è già conquistato la sua fetta di gloria in altri cartelloni elettorali (chi non ricorda, magari con un mezzo sorriso “Cambia colore, vota Marrone” e “Mattone su mattone”… e qualcuno qui addirittura sogghigna malizioso che l’addetto alla comunicazione di Fdi faccia parte dell’opposizione).
Del resto, che Maurizio Marrone voglia tenersi stretta la poltrona è cosa evidente. Basta ascoltare le sue parole il giorno dopo la decadenza (non esecutiva, il ché significa che è ancora lì) in Consiglio Regionale. Uno scranno dovuto al fatto che Marrone, eletto a Palazzo Lascaris, non ha dato in tempo le dimissioni dell’Ires, l’istituto di Ricerca della Regione.
«Per legge – ha detto – ero già decaduto dal cda dell’Ires quando ho iniziato la campagna elettorale, quindi non c’é alcuna incompatibilità con la mia elezione in Regione. Ero decaduto dall’Ires perché da molto tempo non partecipavo alle sedute del cda e la legge dichiara decaduto chiunque non si presenti senza giustificato motivo per tre sedute consecutive».
Agguerrito, ha continuato: «Come mero rafforzativo avevo spedito una lettera di dimissioni, che porta il timbro del 24 maggio ed e’ quindi antecedente alle elezioni del 25 e 26 maggio, sebbene sia stata protocollata il lunedì successivo, il giorno 27».
Fino a spingersi alla tesi complottista. «L’accaduto – ha sostenuto infatti – é in realtà un’operazione politica che ha la regia del consigliere Fdi uscente Massimiliano Motta, che guarda caso e’ un grande sostenitore del primo escluso, il coordinatore Fdi di Torino Roberto Ravello».
Ora Marrone, intenzionato a rimanere ben saldo sulla poltrona, può scegliere di presentare ricorso in appello. Intanto la Giunta per le Elezioni, che discuterà della faccenda, dovrà decidere entro il 4 ottobre se portare la questione davanti a tutto il Consiglio regionale.