«Penso di poter tracciare un bilancio sostanzialmente positivo. Sembrerà a molti presuntuoso, ma lo penso e sono ben consapevole che i risultati ottenuti sono stati sempre tutti il prodotto del lavoro di squadra».
Con queste parole il procuratore capo di Torino apre il suo discorso di saluto della cerimonia a lui dedicata prima della pensione.
«Non si conclude solo il mio impegno alla procura di Torino – dice – si conclude un percorso lungo 46 anni».
Un discorso per ricordare la sua carriera, i suoi esordi come giudice istruttore che fece della lotta al terrorismo il suo vessillo. Gli anni di piombo.
«Era un momento – evidenzia – in cui in città si moltiplicavano gambizzati e morti ammazzati: un periodo che voglio ricordare con orgoglio. Abbiamo contribuito ad arrestare una deriva».
Un tuffo nel passato ricordando le stragi di Palermo del 1992, il suo incarico da procuratore nella città siciliana: «La decisione conseguente, tormentata ma convinta, di andare a Palermo, dove ho lavorato sette anni – ha evidenziato – l’orgoglio per aver contribuito a una vera e propria resistenza che ha permesso allo Stato di non soccombere di fronte alla mafia stragista».
Tappe per Caselli, «un lungo percorso fatto di incarichi diversi. Il filo che li unisce è la gratitudine per chi mi ha aiutato».
I suoi meriti sono quelli di una procura da lui guidata: «Abbiamo contribuito ad arrestare la deriva che il terrorismo stava innescando. L’orgoglio per avere posto in essere una resistenza che ha consentito allo Stato di non soccombere alla mafia stragistica».
Saluti e congratulazioni per il neo pensionato dal presidente della Corte d’appello Mario Barbuto, il presidente dei gip Francesco Gianfrotta, il presidente dell’ordine degli avvocati Mario Napoli e il procuratore generale Marcello Maddalena.
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