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giovedì, 24 Ottobre 2024

L’Italia chiude i porti alle Ong. Ma stavolta non c’entra Salvini

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L’Italia chiude i porti alle Ong, per l’emergenza Coronavirus.
Infatti, i porti italiani “non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e definizione di “Place of safety”, ovvero luogo sicuro, in virtù di quanto previsto dalla convenzione di Amburgo sul salvataggio marittimo” per i soccorsi effettuati da navi con bandiera straniera al di fuori dell’area sar Italiana. E’ quanto prevede un decreto firmato da quattro ministri – Trasporti, Esteri, Interni e Salute – che punta ad evitare l’arrivo di navi di soccorso straniere con i migranti. Il decreto è valido per “l’intero periodo dell’emergenza”.

Le associazioni del Tavolo Asilo Nazionale manifestano la propria preoccupazione per il Decreto Interministeriale: “La dichiarazione – spiega il Tavolo Asilo – appare inopportuna e non giustificabile in quanto con un atto amministrativo, di natura secondaria, viene sospeso il Diritto Internazionale, di grado superiore, sfuggendo così ai propri doveri inderogabili di soccorso nei confronti di chi è in pericolo di vita. Si attacca ancora una volta il concetto internazionale di Porto Sicuro, la cui affermazione ha trovato conferma nelle decisioni della nostra Magistratura”.  “Pur consapevoli del momento complesso che ci troviamo ad affrontare, è importante – sottolineano le associazioni- garantire il rispetto dei principi di  solidarietà e di umano soccorso, che non possono essere negati sulla base di tesi opinabili che riguardano la competenza nei soccorsi in mare ed il luogo in cui vadano condotti esseri umani in pericolo di vita”.

“E’ opportuno sottolineare che il Ministero della Salute attraverso l’Usmaf si è già attrezzato per la quarantena delle navi che hanno soccorso migranti ed ha già disposto delle linee guida. Inoltre è essenziale ribadire che l’Autorità preposta ad intervenire nei soccorsi è l’Mrcc che riceve per primo la richiesta di coordinamento e non l’Autorità di bandiera.   Le Associazioni del Tavolo Asilo Nazionale ribadiscono così “che, anche in questo momento difficile per l’Italia, la Libia è un paese in guerra, dove i migranti sono oggetto di torture e schiavitù”. “Attualmente la Alan Kurdi è al limite delle nostre acque nazionali in attesa che le venga assegnato un Porto Sicuro dalle nostre Autorità” ricordano le associazioni del Tavolo Asilo Nazionale che chiedono “fermamente al Governo italiano di operare senza indugi in tal senso”.

“Il decreto emanato nella serata di ieri dai ministri dei trasporti, degli esteri, dell’interno e della salute che di fatto sospende la classificazione di Place of Safety (luogo sicuro) per i porti italiani, per i casi di soccorso effettuati da unità navali battenti bandiera straniera al di fuori dell’area Sar italiana, è sbagliato e incomprensibile. I porti non si chiudono mai, perché a nessuno e in nessun caso può essere negato il soccorso e la protezione dai rischi della navigazione”. E quanto si legge in un appello indirizzato al governo e firmato da parlamentari, europarlamentari, consiglieri regionali. “Siamo perfettamente consapevoli che, nell’emergenza sanitaria drammatica che la pandemia impone al nostro Paese e al mondo intero, la tutela della salute ha una assoluta priorità. Per questo, fuori da ogni approccio ideologico, pensiamo che sia necessario individuare ogni utile strumento a definire protocolli in grado di assicurare la sicurezza e la salute pubblica”, prosegue l’appello. “Questo vale per i naufraghi salvati nelle operazioni di ricerca e soccorso (qualunque sia la bandiera della nave che li opera e la nazionalità delle persone soccorse), e, nello steso modo per le comunità costiere potenzialmente esposte a rischi di contagio”, si legge ancora nel testo.
Per questo pensiamo che di fronte ad una situazione che, pur non registrando flussi particolarmente intensi non esclude la necessità di impedire che le persone perdano la vita nel Mediterraneo centrale, sia necessario e possibile mettere in atto un protocollo di sicurezza che garantisca la tutela della salute e l’efficacia della battaglia contro il virus, senza pregiudicare la nostra civiltà giuridica e la sicurezza di tutti”, dicono i firmatari. “Chiediamo quindi al governo di revocare questo decreto e predisporre invece protocolli sanitari adeguati che, ove non sia possibile garantire a terra luoghi sicuri nei quali far svolgere la necessaria quarantena a chi sbarca, questa sia comunque applicata e garantita attraverso l’utilizzo di assetti navali adeguati ed in condizione di sicurezza”, concludono. Hanno finora aderito all’appello: Enza Bruno Bossio, Pietro Bartolo, Laura Boldrini, Alessandro Capriccioli, Gregorio De Falco, Loredana De Petris, Claudio Fava, Elena Fattori, Lorenzo Fioramonti, Nicola Fratoianni, Marco Grimaldi, Alessandro Fusacchia, Francesco Laforgia, Paolo Lattanzio, Pierfrancesco Majorino, Riccardo Magi, Gennaro Migliore, Rossella Muroni, Paola Nugnes, Matteo Orfini, Erasmo Palazzotto, Gianni Pastorino, Luca Pastorino, Giuditta Pini, Fausto Raciti, Luca Rizzo Nervo, Doriana Sarli, Massimiliano Smeriglio, Massimo Ungaro, Michele Usuelli.

 

 

 

 

 

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