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mercoledì, 9 Ottobre 2024

Le sfide con la salute, l’ultima battaglia del Cavaliere

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Non solo politica, imprenditoria e sfera privata. Anche la salute è stata una delle grandi sfide nella vita di Silvio Berlusconi. Un braccio di ferro, tra alti e bassi, che lo ha visto combattere negli anni contro varie malattie, dal tumore al Covid, fino all’ultima battaglia contro la leucemia. Una sorta di slalom, tra ricoveri e riprese, che ha coperto oltre un quarto di secolo e che ha visto il Cavaliere mostrare sempre una grande resilienza. Come quando, dopo il tumore alla prostata, disse: “Ho avuto il cancro, non mi fa paura più nulla”.
L’ultima battaglia, però, il Cav non è riuscito a vincerla.
Quella contro la leucemia mielomonocitica cronica di cui soffriva da alcuni anni. Una forma di tumore del sangue non classificata tra le più gravi e che è trattabile con un tipo di chemioterapia di ultima generazione che agisce sul Dna, consentendo al midollo osseo di riprendere la normale produzione di cellule del sangue sopprimendo l’azione delle cellule cancerose. Un trattamento più risolutivo sarebbe il trapianto di midollo da donatore compatibile ma questo tipo di intervento è indicato per pazienti in buone condizioni generali e con meno di 65 anni. Il primo campanello d’allarme suona lo scorso 5 aprile, quando Berlusconi è ricoverato all’Ospedale San Raffaele per una polmonite, complicanza della leucemia. Il giorno dopo, in terapia intensiva, inizia la chemioterapia. Viene dimesso il 19 maggio, dopo 45 giorni. L’ottimismo non lo abbandona e rientrando a casa dichiara: “E’ stato un periodo angoscioso e difficile ma dopo il buio ho vinto ancora”. Poi, 20 giorni di apparente tranquillità, fino alle ultime 72 ore: il 9 giugno, Berlusconi ritorna al San Raffaele per controlli in relazione alla patologia ematologica ma non vi è alcun allarme, dichiarano i medici. Anche il bollettino dei successivi due giorni segnala un quadro non critico. Ma il 12 giugno la situazione precipita:
la notizia del decesso arriva nella prima mattinata e fa il giro del mondo.
I problemi di salute iniziano però per Berlusconi già nel 1997, quando viene operato per un tumore alla prostata sempre al San Raffaele. Un problema di cui parlerà solo alcuni anni dopo.
Negli anni successivi, vari sono i ricoveri e gli stop dovuti allo stato di salute: nel 2006 ad Anversa è operato per l’asportazione di un frammento al menisco e sempre nello stesso anno viene ricoverato dopo un malore a una kermesse di Forza Italia a Montecatini. Poi, i problemi al cuore: sempre nel 2006 vola a Cleveland, negli Stati Uniti, dove gli viene impiantato un pacemaker. E’ invece del 2009 un’immagine di Berlusconi col volto insanguinato che fa il giro del mondo: il leader di Forza Italia è ricoverato a Milano dopo essere stato colpito sul viso da una statuetta scagliata da un uomo durante una manifestazione elettorale in piazza Duomo. Nel 2013 poi, mentre era in atto il processo Ruby, accusa una violenta uveite: nuovo ricovero a Milano, mentre spopola la foto dell’ex premier con grandi lenti da sole scure.
Nel 2015 è ancora il cuore a far scattare l’allarme, perchè si rende necessaria la sostituzione del pacemaker eseguita sempre al San Raffaele. E l’anno successivo, dopo un intervento di cataratta, viene sottoposto anche alla sostituzione della valvola aortica. Nel 2019 è operato per un’occlusione intestinale, ma è nel 2020 che Berlusconi appare davvero spaventato: è ricoverato a Milano per il Covid, che definisce una “infernale malattia”. Dimesso dopo una decina di giorni, ai cronisti dichiara: “Grazie per essere qui, è stata la prova più pericolosa della mia vita”. Due anni fa, infine, ancora il cuore: è ricoverato a Montecarlo, al centro cardiotoracico di Monaco.
“Silvio tecnicamente è quasi immortale, con il mio elisir ha 12 anni di meno”, diceva lo scomparso Umberto Scapagnini, suo medico per lunghi anni e sindaco di Catania. “Immortale” fino all’ultimo inesorabile colpo. 

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