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sabato, 27 Luglio 2024

Le parcelle degli avvocati? E che problema c’è? Tanto paga GTT (con i dipendenti in cassa integrazione e le linee tagliate)

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Qualche anno fa l’allora ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, si occupò di introdurre una norma che riguardava le società partecipate pubbliche ed in particolare le norme per i loro vertici.
Tra le cose che fecero più discutere allora vi fu una norma che consentiva sì ai Comuni di nominare un pensionato ma se il nominato era pensionato la nomina avrebbe dovuto essere solo per un anno e gratis.
La ratio era evidente: da un lato evitare che la gente cumulasse pensioni e lauti compensi nelle partecipate, dall’altro provare a evitare rendite di posizione e favorire il ricambio. In realtà la norma era ben congegnata partendo dall’assunto, direi abbastanza logico oltre che equo, che se uno percepisce una pensione è perché il suo l’ha già fatto. Se si mette e servizio della cosa pubblica lo fa per poco tempo e gratis. Non di certo per cumulare redditi e mettersi in tasca altro denaro pubblico.
All’epoca, una vita politica fa, il Movimento Cinque Stelle era per la pulizia nella politica, per aprire ai giovani, per tutti quelli che non ce l’avevano fatta per colpa del sistema cinico e baro e soffiava sul vento della rabbia e dell’antipolitica. Era il Movimento del Vaffa.
Nel giugno 2016 a Torino vince le elezioni il M5S. La nuova Sindaca Chiara Appendino da consigliera di opposizione nel mandato uno (o zero, a seconda dei giorni e delle convenienze) anche indirizzata da valenti collaboratori poi finiti alle cronache per altre ragioni, si era particolarmente distinta per anni principalmente su due argomenti: le nomine e gli “affidamenti diretti” degli appalti e degli incarichi acquisendo peraltro piena contezza delle norme vigenti.
La prova di governo della Città non si annuncia una passeggiata per la Nostra e, incapace di fronteggiare l’onere di gestire una macchina così complessa dopo le grida sotto Palazzo Civico (Onestà Onestà!) inizia quello che sarà il leitmotiv di tutta la consiliatura: “colpa di chi c’era prima”. Su tutto: dai bilanci alle partecipate, alla cura del verde, ai teatri, agli eventi. Ogni problema o fallimento era colpa di chi c’era prima (viene addirittura coniato un hashtag dedicato e ironico: #hastatoilpd).
Ovviamente in questo quadro non fa eccezione GTT che viene ad essere oggetto di numerose discussioni politiche. Sui conti di GTT in particolare si aprono diverse questioni, si scrivono fiumi di carta che qui per ragioni di brevità tralasciamo, ma che la dicono lunga sulle modalità gestionali dei pentastellati delle questioni complesse relative al trasporto pubblico locale.
Nel 2018 Appendino e la sua fidata Assessora Lapietra chiamano a guidare GTT l’architetto Giovanni Foti che, a loro giudizio, aveva il profilo adatto ed inoltre aveva un ulteriore pregio: era pensionato.
Conformemente alla legge Madia il buon Foti avrebbe dovuto rimanere alla guida di GTT un anno e farlo gratis.
A Foti viene data ampia e piena delega operativa (compreso riorganizzare gli organigrammi promuovendo gli staffisti dell’Assessora Lapietra) e, ovviamente, totale copertura politica. 
Foti ha piena copertura quando taglia le linee e le fermate dei bus e dei tram, mette in cassa integrazione migliaia di dipendenti, e anche quando viene fuori che GTT gli paga un alloggio di servizio vicino alla sede di corso Turati. Risiedendo a Rivalta, questa l’imbarazzata spiegazione, il disagio di tornare a casa la sera e farsi 16 km può essere eccessivo e affaticarlo. Costo dell’alloggio alla Crocetta 1.900 euro al mese, diciamo non proprio una stamberga.
Ma adesso viene il bello. Foti, in conformità alla già citata legge Madia non può percepire compensi diretti come Amministratore Delegato. Come abbiamo detto ha già la sua pensione.
Tuttavia proprio come Amministratore Delegato di GTT si fa nominare in una società partecipata al 30% da GTT, la BusCompany, di cui diventa Vice-Presidente a 15.000 euro/anno, e in ASTRA l’associazione datoriale delle aziende di trasporto pubblico locale in Italia di cui diventa Vice-Presidente (altri 13.000 euro/anno e, non pago, pure Tesoriere (altri 13.000 euro/anno).
Nulla di male, per la carità, se non fosse che in questo caso i compensi percepiti in virtù di questi incarichi andavano versati nelle casse di GTT e non sul proprio conto corrente. Foti ottiene le nomine in quanto Amministratore Delegato di GTT, non in quanto arch. Foti. Del resto era questo lo spirito della legge Madia: evitare che, direttamente o indirettamente, persone in pensione prendessero compensi in quanto amministratori di società pubbliche. E invece no… 
Che non sia proprio tutto lineare in realtà forse se ne accorgono anche in GTT. E infatti, forse con un po’ di coda di paglia, per supportare la legittimità formale dell’incasso dei compensi derivanti dalle sue nomine il buon Foti si fa dare non uno ma ben due pareri legali (uno datato 30/10/2018 e l’altro 13/05/2019) che lo giustificano. Il costo delle parcelle degli avvocati, però, ed è qui l’ulteriore chicca, non è sostenuto da lui personalmente come ci si aspetterebbe trattandosi di pareri che riguardano lui, ma dall’azienda GTT. Cioè, in altri termini, gli avvocati che vengono ad essere interpellati per giustificare che l’Amministratore di GTT prende soldi in modo “legittimo” senza violare la Madia vengono pagati da GTT e le loro parcelle fatte rientrare nel contratto di servizio che l’azienda di trasporto ha già in essere con uno studio legale. Contratto che, ovviamente come è intuibile, ha tutt’altri scopi.
Ora, sarebbero molte le riflessioni da fare sul punto. Ma ci chiediamo una cosa: ma mentre tutto ciò avveniva (il piano industriale, la cassa integrazione, il taglio delle linee, le promozioni degli staffisti, ecc. ecc.) la nostra cara Appendino, che peraltro ha anche la delega alle società partecipate tra cui proprio GTT, dov’era? Qualcuno l’ha vista? Come tutte le altre volte non c’era? o se c’era non sapeva? o se c’era e sapeva non capiva?
Siccome non lo sappiamo presenteremo sul punto questa interpellanza generale in Consiglio Comunale chiedendo alle altre forze politiche di sottoscriverla, magari le torna la memoria.

Stefano Lo Russo
(capogruppo Pd in consiglio comunale a Torino)

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