Le misure che si sono dovute adottare per fronteggiare il diffondersi del contagio del Coronavirus hanno avuto conseguenze e ripercussioni su tutti i settori economici e produttivi del nostro Paese. Ma tra questi ce n’è uno, quello culturale, che dopo aver subito lo stop a tutte le attività ancora non ha certezze sulla sua ripartenza. Ne abbiamo parlato con l’assessora alla Cultura del comune di Moncalieri Laura Pompeo.
Assessora, un primo bilancio di questo inizio di fase 2?
La Fase2 è una nuova sfida, forse la più incerta e impegnativa. Occorre prudenza per non vanificare i sacrifici, dopo questo terribile “cigno nero”. Ma il sistema culturale e, insieme a questo, quello turistico è allo stremo. La nostra Regione conta circa 21.000 realtà culturali, con circa 85 mila addetti; producono complessivamente quasi 6 miliardi di valore aggiunto, il 4,7% dell’economia regionale. A questi si sommano il “dietro le quinte” e l’indotto. Non ne fanno parte soltanto le grandi istituzioni, ma anche tante realtà culturali minori, che oggi rischiano di scomparire.
I professionisti della cultura lamentano che a molti di loro non è stato riconosciuto nessun sostegno economico dal Governo…
Molti professionisti dell’universo culturale, soprattutto i più piccoli, hanno lanciato un grido di allarme per essere stati esclusi dal decreto dello scorso 17 marzo. Si tratta di figure tradizionalmente precarie spesso operanti attraverso lo strumento dell’ associazionismo, figure che in questo momento non hanno lavoro, garanzie e neppure diritto ai famosi 600 euro.
Servirebbe invertire la rotta, dunque?
Serve un progetto unitario che ponga la cultura in condizione di continuare a vivere. Non dimentichiamo che è l’articolo 9, uno dei dodici principi fondamentali della nostra Costituzione, a parlare di cultura e di ricerca scientifica, di tutela del patrimonio storico-artistico e paesaggistico. E non dimentichiamo il valore sociale e l’aspetto di cura della cultura, il valore protettivo nei confronti della tenuta sociale: anche per questo bisogna ricostruire la fiducia del pubblico.
Per fortuna le nuove tecnologie aiutano molti artisti a proseguire, se non altro virtualmente, le loro attività…
La crisi del comparto Cultura, prodotta dall’emergenza sanitaria, come sappiamo, ha portato alla cancellazione di moltissimi eventi, ma ora è soprattutto la crisi dei lavoratori a creare preoccupazione.
Tutelare la cultura significa tutelare la società: bisogna salvaguardare le associazioni, i giovani e fare sistema. Molte realtà del territorio stanno collaborando quotidianamente – fin da inizio marzo – immettendo contenuti sul web, gratuitamente. Ma per ricostruire settori sani, benessere e tutelare la comunità, dobbiamo sostenere il lavoro, le organizzazioni, il sistema culturale: la città riparte, se riparte anche la cultura (che fertilizzerà turismo, commercio, ristorazione, ecc.).
E’ possibile iniziare a pianificare fin da ora una ripartenza degli eventi cultuali per quando l’emergenza sanitaria sarà finita?
Dobbiamo però avere consapevolezza che non sarà più come prima, cambieranno il modo di produrre e il modo di fruire. Occorre pensare ai professionisti della cultura e, nell’emergenza, fornire integrazioni per garantire la sopravvivenza e la continuità, ma soprattutto metterli in condizione di riprendere a lavorare, attraverso misure quali: defiscalizzazione dei consumi culturali; specifici vantaggi fiscali per le spese culturali; innalzamento della soglia delle spese generali rendicontabili; flessibilità nel riorientare le risorse; ricalendarizzazione e rimodulazione degli eventi, con parametri che cambieranno man mano; applicazione di modalità e procedure sia di produzione che di fruizione degli eventi (distanziamento sociale, utilizzo dispositivi di rilevazione temperatura corporea, ecc.) secondo le disposizioni; capitalizzazione e incremento del passaggio al digitale; rafforzamento delle reti tra associazioni; creazione di un’offerta estiva; ripensamento degli spazi e delle strategie con una maggior centralità degli spazi aperti con concerti nei cortili, drive-in, utilizzo di cuffie, spettacoli all’aperto.
A questo si aggancerà la necessità di riformulare i modelli, il rapporto con l’ambiente, con un nuovo corso “verde”, sostenibile e orientato alla solidarietà.
I mesi estivi, quando sarà più facile usufruire degli spazi aperti, potrà essere una priva prova di rilancio?
Ovviamente, non c’è una soluzione identica per tutti gli ambiti: modalità e procedure dovranno essere elaborate con differenziazioni disciplinari. A Moncalieri stiamo lavorando da alcune settimane con le diverse associazioni per rimodulare e ricalendarizzare gli eventi sui quali si era già deliberato mesi fa. Compatibilmente con le disposizioni generali e mettendo in campo ogni modalità di tutela sanitaria, l’obiettivo è realizzare le iniziative all’aperto (Giardino delle Rose e Parco del Castello Reale, giardino della Biblioteca Arduino, esterno delle Fonderie Limone, Revigliasco, piazze, ecc.), rimodellando ciascuna e riadattandola per piccoli gruppi e numerose repliche.
Lo scopo è quello di creare un’offerta ricca per i mesi di luglio e agosto: per permettere ai diversi professionisti di lavorare e per offrire momenti di svago e di crescita culturale alle molte persone che non andranno in vacanza.
Le iniziative saranno anche trasmesse on line (vd. Convegno internazionale su Parchi e Giardini storici “Dialoghi sul Paesaggio”, Presentazione del Volume sul Castello Reale, ecc.).
E per quanto riguarda il sistema bibliotecario?
Nel quadro sopra descritto, le biblioteche hanno retto bene: erano più preparate rispetto ad altre istituzioni culturali nella capacità di relazione e di servizio, nonché nell’utilizzo del digitale (anche se il digitale non va utilizzato come surrogato delle tante iniziative).
Per quanto riguarda le città di provincia, l’istituzione biblioteca è fondamentale, forse ancor di più nei piccoli centri, dove a volte è l’unico presidio culturale – che diventa anche importante luogo di aggregazione sociale.
Le 70 biblioteche del Sistema Bibliotecario dell’Area Metropolitana (di cui presiedo la conferenza di sistema), in attesa di aggiornamenti che giungeranno da organismi regionali e nazionali preposti e che renderanno uniformi le indicazioni da seguire per sostenere l’emergenza Covid-19, stanno da tempo lavorando per riuscire a coordinare, pur nel rispetto delle singole autonomie, le proprie azioni in maniera corretta e armonica e arrivare a indicazioni il più possibile chiare e coerenti. Per questo, è stato costituito un Ufficio provvisorio di Segreteria SBAM, il cui compito precipuo è elaborare un documento pragmatico in continuo aggiornamento, fornendo indicazioni il più possibile pratiche e uniformi, in allineamento alle indicazioni degli Enti di riferimento, regionali e nazionali.
Per i più piccoli? I bambini e ragazzi per cui da mesi la cultura è solo attraverso schermi e programmi per lezioni a distanza?
Certo, il pensiero corre anche all’istruzione e alla cura dei più piccoli, ai tanti bambini e ai ragazzi “dispersi digitali” di questo periodo, in un’Italia che già prima era a due velocità: il rapporto “Atlante dell’infanzia a rischio 2019” di Save the Children tratteggiava un quadro agghiacciante, con disparità enormi nelle diverse aree del paese.
In conclusione, assessora Pompeo, cosa suggerisce perché una volta finita l’emergenza sanitaria non ci apra una crisi ancora più drammatica nel nostro Paese?
È una gravissima situazione di crisi: bisogna intervenire, costi quel che costi, senza lasciare nessun comparto indietro. Soprattutto senza lasciare da soli i soggetti in condizioni di fragilità e precarietà.
Crisi globali richiedono risposte globali: possono essere un’opportunità per correggere le debolezze strutturali, un’occasione da non sprecare.