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sabato, 27 Luglio 2024

L’appello del presidente di CNA Torino agli imprenditori

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Il presidente di Cna Torino Nicola Scarlatelli ha inviato una lettera, che pubblichiamo, agli imprenditori del territorio

“Care Colleghe, Cari Colleghi,
stiamo vivendo giorni difficili, sospesi tra la paura di un contagio planetario che sembra non risparmiare nessuno e quella di vedere compromessi i nostri sacrifici e i nostri progetti lavorativi e in senso più ampio di vita. Molti di noi, e sono la maggioranza, hanno dovuto chiudere le loro aziende e temono di non poterle riaprire. Altri stanno lavorando in condizioni di emergenza, con il personale ridotto, cercando di gestire gli ordini e i fornitori tra mille difficoltà.
In questo contesto, CNA Torino vuole essere vicina a tutti con la propria presenza quotidiana e i propri servizi, mai interrotti, ma anche con un importante lavoro di consulenza per una corretta interpretazione delle disposizioni del Governo, in continua evoluzione. Questo mentre, a livello nazionale, la Confederazione si batte in tutti i tavoli per vedere riconosciuti il ruolo e le difficoltà dei lavoratori autonomi, degli artigiani, dei commercianti e dei tanti piccoli e medi imprenditori della nostra cara Italia.
Abbiamo presentato sin da subito proposte articolate al Governo e alle forze politiche di maggioranza e di opposizione e abbiamo fatto altrettanto a livello regionale, collaborando attivamente con il Presidente Alberto Cirio e con la Sindaca di Torino Chiara Appendino affinché venissero sempre assunti provvedimenti che limitassero i danni al sistema produttivo. La situazione è però complessa. Stiamo attraversando una delle fasi più delicate della vita economica e sociale del nostro Paese dal secondo Dopoguerra e, oggi come allora, occorre ripartire dal valore del lavoro e dal senso di responsabilità di tutti per poter uscire a testa alta da questa emergenza.
Tutto questo per dirvi che usciremo dall’emergenza sanitaria e dalla conseguente emergenza economica solo se animati da un forte spirito di squadra, se saremo attenti ai problemi di chi ci sta vicino. Essere una nazione, una collettività, significa proprio questo: guardare oltre il proprio orticello, i confini ristretti della propria azienda, della propria famiglia, con la consapevolezza che solo attraverso la tutela e la salvaguardia dell’interesse generale i singoli potranno tornare a beneficiare di un sistema economico e giuridico ordinato e correttamente funzionante.
Per questo rivolgo il mio appello a ciascuno di noi.
Il sistema finanziario di tutti noi imprenditori, grandi o piccoli, è in equilibrio e comunque regge ad eventuali scosse solo ed esclusivamente se c’è reciproco rispetto di solvibilità. Non sono soltanto le leggi, i regolamenti e gli aspetti culturali a determinare le scelte di business delle imprese ma anche l’etica, ovvero quel codice di condotta che determina cosa è giusto e cosa è sbagliato.
Agire in modo etico, soprattutto nel mondo degli affari, significa tenere in considerazione e rispettare una serie di valori universali riconosciuti da tutti quali, ad esempio, l’onestà, la verità, il rispetto e la cooperazione che consentono di vivere e convivere in una società civile ed economicamente vigile.
Questo è il tempo dell’unità. Questo è il tempo in cui occorre mantenere gli impegni presi ad ogni costo: nelle nostre famiglie, verso lo Stato e la pubblica amministrazione in generale, verso i nostri fornitori, verso i nostri clienti e verso la nostra Associazione di rappresentanza, la CNA, che tanto ha fatto e sta facendo e tanto potrà ancora fare solo se la metteremo nelle condizioni di poter operare sempre al meglio con la massima attenzione ai due beni preziosi che caratterizzano il nostro operare: le persone e la loro salute e l’economia.
Questi due beni devono in un armonioso equilibrio interagire e sussistere entrambi, laddove la carenza o la cagionevolezza dell’uno rispetto all’altro condurrebbe ad un irreversibile oblio.
Rispettiamo i pagamenti verso i nostri fornitori per non alterare l’equilibrio finanziario ed economico che assicura la continuità aziendale, nella certezza che noi tutti imprenditori seguiamo questa etica, essenziale per il bene comune.
In altre parole, e mi accingo a concludere questo mio appello, dobbiamo essere i promotori, noi imprenditori, vera forza economica del nostro Paese, di un processo di rinascita sociale dell’Italia che partendo dal senso di responsabilità individuale ci riporti a mettere al centro l’interesse generale e a difendere e affermare la nostra dignità di donne e di uomini che hanno a cuore il benessere e la pace sociale.
Non scoraggiamoci, dunque, andiamo avanti. E che la speranza e l’ottimismo abbiano sempre la meglio sulla rabbia e sulla rassegnazione. Stiamo affrontando, insieme, la prima fase di questo difficile percorso. Ci aspetta ancora molta strada da percorrere, ma possiamo farcela perché è dai dai semi che concretamente spargeremo in questo nostro presente che sorgerà il futuro migliore che noi tutti desideriamo”.

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