Per la sua prima uscita da ex vicesindaco, Guido Montanari ha scelto il palco della Festa in Rosso di Rifondazione Comunista, in corso a Torino in questi giorni. Un caso, un ritorno alle origini, una nuova prospettiva politica? Forse un po’ di tutto questo, ma certamente il dibattito con Eleonora Artesio, consigliera di minoranza in Comune con alle spalle quarant’anni di attività politica sempre nel campo della Sinistra, è stato senza sconti o ammiccamenti. Un confronto vibrante fra persone che comunque hanno cercato e cercano il bene della città, anche se a volte per vie diverse o addirittura opposte. Modera Cinzia Gatti di Torino Oggi.
Un caso esemplare è quello di AxTO, i fondi per le periferie che la Giunta Appendino ha deciso di polverizzare in una miriade di piccoli interventi, definendoli come una sorta di “agopuntura” per la città. Secondo Artesio, questa strategia poteva avere senso solo se questi interventi puntuali avessero a cascata innescato un cambiamento positivo sul territorio, cosa che però non sembra essersi verificata, a causa di una mancanza di continuità dell’azione. Inoltre, stigmatizza il fatto che parte dei fondi siano stati inopportunamente utilizzati per operazioni di ordinaria manutenzione. Dal canto suo Montanari, pur non apprezzando il termine “agopuntura”, in linea di massima difende la scelta della Giunta, anche se riconosce che il risultato non è stato positivo come auspicato.
Tuttavia Montanari rivendica la propria azione come Assessore all’Urbanistica, sostenendo l’assoluta infondatezza della narrazione che lo dipinge come “assessore del NO” col “freno a mano tirato” e che “tiene bloccata la città”. Anzi, ancora non sa spiegarsi del tutto il proprio allontanamento dalla Giunta perché, dice “non c’erano mai stati scontri con la Sindaca” e, nonostante alcune divergenze di vedute, “avevo sempre appoggiato la sua linea, anche su questioni che non condividevo appieno”, leggasi la candidatura per le Olimpiadi, rivelatasi fortemente divisiva.
Forse, ipotizza Montanari, sta proprio qui il nocciolo della questione: il suo allontanamento sarebbe stato “una sorta di scommessa da parte della Sindaca”, un segnale forte ai dissidenti per dire dentro o fuori. Scommessa vinta, visto che praticamente tutti sono rientrati nei ranghi, e il dissenso interno si è di fatto vaporizzato. Anzi, la Sindaca ha ampliato le proprie facoltà, mantenendo per sé la delega sulla revisione del Piano Regolatore, progetto avviato da Montanari che lo porta come fiore all’occhiello, la miglior prova dell’attività del suo assessorato, sia in termini progettuali, sia partecipativi, con oltre cento incontri con cittadinanza e portatori d’interesse per discutere sulle modifiche del Piano stesso.
Un lavoro che, dice, gli ha portato “manifestazioni di stima da più parti”, quando è stato estromesso dalla Sindaca, anche da persone con le quali c’erano differenze di vedute sostanziali, ma con cui comunque il rapporto era stato corretto e fattivo. Al contrario, Montanari lamenta una certa mancanza di coordinamento con il resto della squadra di governo cittadino, anche perché “il Movimento 5 Stelle – sottolinea . non avendo riferimenti ideali, è ondivago, per cui spesso era difficile capire se si era in sintonia oppure no”.
In ogni caso, a prescindere da dove stiano le responsabilità, un fatto è certo: quelle stesse periferie che avevano decretato il successo di Appendino alle elezioni comunali, sentendosi trascurate e tradite, hanno dirottato in massa i propri consensi verso la Lega che, analizza Artesio, “ha saputo raccogliere meglio il rancore degli elettori”. Una deriva che non sembra destinata ad arrestarsi, purtroppo. È la stessa Artesio a prevedere, per la Sinistra, poche possibilità di ripresa nel breve e medio periodo, sostenendo che occorra un lavoro lungo per riconquistare il terreno perduto, partendo però non dalla politica, ma dalla cultura, passaggio indispensabile per uscire dalla spirale di imbarbarimento nella quale si sta avvitando il capoluogo subalpino e l’intero Paese.