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martedì, 5 Novembre 2024

La verità, vi prego, sui conti della Città di Torino

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di Andrea Doi

Non so voi, ma noi ci siamo stancati del continuo balletto di cifre non verificate che la sindaca Chiara Appendino e la sua amministrazione propinano ai cittadini di Torino. E siamo così stanchi che abbiamo deciso di cambiare metodo espositivo. Se fin qui abbiamo provato ad argomentare le inesattezze e le furberie dialettiche in un testo, quest’oggi abbiamo deciso di avvalerci di tabelle per restituire ai lettori gli atti, i documenti ufficiali e le pronunce che caratterizzando questa vicenda.

 

Le dichiarazioni del Movimento 5 Stelle

Chiara Appendino, alla Chiesa della Crocetta, l’11 novembre 2016, a pochi giorni dalla presentazione della variazione di Bilancio:

“Ci sono tra i 60 e i 70 milioni di euro di debiti fuori bilancio che la città dovrà recuperare”

Paolo Giordana, Capo di Gabinetto della Sindaca, su Facebook, il 6 dicembre 2016, nel giorno della pubblicazione dell’audit dei dirigenti della Città di Torino sui disallineamenti tra il Bilancio della Città e quelli delle Partecipate:

“40 sul 2016 e 70 negli anni precedenti… e per ora siamo a quota -110 milioni di euro. Chissà cosa scopriremo ancora. Cosa ha fatto di male la mia Torino per aver avuto un sindaco come Piero Fassino? Me lo chiedevo 4 anni fa e ora ne ho la certezza”.

postgiordana

Sergio Rolando, Assessore al Bilancio, il 3 febbraio 2017, commentando la relazione della Corte dei Conti al Bilancio 2014-15:

“La relazione della Corte dei Conti non fa che confermare quanto la nostra amministrazione sostiene dal giorno del suo insediamento. Il bilancio previsionale che stiamo predisponendo non potrà dunque che tenere conto di questi rilievi, che sulle casse comunali peseranno per il 2017 per oltre 40 milioni di euro aggiuntivi sulla spesa corrente”.

Chiara Appendino, il 4 febbraio, commentando la relazione della Corte dei Conti al Bilancio 2014-15:

“Nel 2017 per il Comune, 30 milioni in più di spese, eredità della giunta Fassino.”

 

I documenti ufficiali: l’audit interno e la pronuncia della Corte

Ma esiste il presunto buco? Se sì, a quanto ammonta, dunque? A leggere le dichiarazioni degli autorevoli esponenti del Movimento 5 Stelle questo sembra oscillare, si moltiplica per poi dividersi, cresce per poi diminuire. Insomma, secondo i “grillini” c’è, ma è impossibile dargli una dimensione chiara. In ogni caso “è colpa di Fassino”!
Se l’attuale Giunta non riesce a definire chiaramente i contorni di questo buco non resta che rivolgersi ai due documenti ufficiali che abbiamo a disposizione per comprendere i contorni di questa vicenda: l’audit dei dirigenti della Città di Torino e la relazione della Corte dei Conti.

Leggi rapporto completo audit dei dirigenti della Città di Torino

Leggi la relazione Corte dei Conti

Chi avrà la pazienza di scorrere questi documenti scoprirà che in nessun caso è espressa una cifra neanche lontanamente assimilabile a quelle presentate da Appendino, Rolando e Giordana. In entrambi i casi sono presentate puntali spiegazioni e approfondimenti, ma nessuna certezza sulla natura contabile dei disallineamenti. La stessa Corte dei Conti si approccia alla questione con la prudenza dei condizionali e dei periodi ipotetici quando a pagina 36 dice testualmente che queste cifre “… potrebbero profilarsi come un potenziale debito fuori bilancio”. Potrebbero e potenziale.

 

I disallineamenti

La Corte dei Conti, seppur con un periodo ipotetico, ci suggerisce una strada per andare a cercare il luogo “potenziale” in cui si nasconde la sofferenza finanziaria in questione. La Città di Torino è tenuta a versare ad Infrato, la società incaricata di costruire la Metropolitana di Torino, una quota annuale per il pagamento del mutuo necessario a realizzare l’infrastruttura. La rata annuale di questo mutuo è stato pagato interamente ininterrottamente dal 2002 al 2013, mentre a partire dal 2014 è stato pagato solo in parte. Ecco gli atti di spesa del 2014, 2015 e 2016.

29 dicembre 2015/ Giunta Fassino/ 7,8 milioni di euro stanziati / 15,2 milioni di euro mancanti

Delibera 29 dicembre 2015
Determina 29 dicembre 2015

30 dicembre 2016/ Giunta Appendino/ 6,8 milioni di euro stanziati / 16,2 milioni di euro mancanti

Delibera 30 dicembre 2016
Delibera 30 dicembre 2016 Infrato

Cosa dimostrano questi atti? Che sia Fassino, sia Appendino non hanno trovato risorse sufficienti per pagare interamente le rate per la costruzione della Metropolitana e, entrambi, motivano così la propria scelta: queste somme per investimenti deliberate oltre 15 anni fa “non sono più sostenibili rispetto al mutato quadro economico e finanziario”.
Per intenderci: il 2002 è l’anno del secondo Forum Sociale di Puerto Alegre e della famosa Italia-Corea arbitrata da Byron Moreno: messa alle spalle la bolla delle dot com, l’economia mondiale è sempre destinata ad una crescita inarrestabile grazie anche alla nascita della finanza derivata, le parole crisi economica ed austerity sono associate a Margaret Thatcher e non certo ai vari Mario Monti, Moscovici o Schäuble.

In ogni caso le difficoltà incontrate sia da Fassino che da Appendino e che andranno nei prossimi anni rimborsate ai titolari diretti degli investimenti (GTT e Infrato) ammontano a meno del 3% del Bilancio annuo del Comune. E sono palesemente – lo dicono gli atti – un problema di entrambi i sindaci.

 

Perché i 30 milioni del 2017 non c’entrano nulla col passato

“Ci saranno 30 milioni in più di spese di cui questa città si dovrà fare carico, eredità della Giunta Fassino”. Nel 2017 il Comune di Torino dovrà stanziare i 23 milioni per la metropolitana e i 7 milioni per GTT, dopo che, nè Fassino nel 2015, nè Appendino stessa nel 2016, sono riusciti a mantenere questo impegno per intero. È quanto si evince dalla relazione della Corte dei Conti che ritiene queste somme incomprimibili e obbligatorie. Se è in parte vera la prima parte dell’affermazione (non saranno 30 milioni in più ma 23,2, perché quest’anno Appendino ha finanziato Infrato con 6,8 milioni di euro), è palesemente falso che questa cifra sia stata ereditata dall’amministrazione precedente. Stiamo parlando, infatti, di spese del 2017 da finanziare nel Bilancio 2017. È l’importo, cioè, che dal 2002 al 2014 tutte le amministrazioni hanno stanziato annualmente per queste spese. E lo ripetiamo: sono altra cosa rispetto al recupero di quanto mancante dal 2015 di Fassino e dal 2016 di Appendino stessa, che seguiranno un percorso di rimborso differente.

Insomma, Appendino prova di nuovo a confondere le acque e cerca di mettere le mani avanti e di collegare i tagli in corso sul Bilancio con il passato, per scaricare su qualcun altro gli aspetti negativi del dover governare.
Appendino è una gran dama regnante in una città che funziona, con la metropolitana e la linea 4 che collegano la città, con investimenti in cultura che hanno reso Torino una grande capitale europea, ma quando tocca a lei continuare a sostenere il peso economico di questi cambiamenti, attacca col paradigma vittimario del “mi hanno lasciato il conto da pagare”.
È un esercizio retorico stanco, che ha stufato una città che chiede di essere governata, di uscire dall’immobilismo in cui è piombata da otto mesi.

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