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sabato, 27 Luglio 2024

“La nostra battaglia continua”, intervista a Francesca Puopolo, nuova presidente di Arcigay Torino

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

di Bernardo Basilici Menini

Attrice, drammaturga, speaker e formatrice teatrale Francesca Puopolo, 36 anni, è la nuova presidente di Arcigay Torino. Carattere forte e voce di chi è salita sul palco per una vita, ci accoglie nella sede di CasArcobaleno scusandosi per il ritardo, di appena cinque minuti, spiegando come le cose da fare per l’associazione siano tante e il tempo troppo poco. E’ stata chiamata alla guida di Arcigay a luglio, dovendo prendere in mano un progetto che dura da anni in un momento cruciale per i diritti civili in Italia. Un compito arduo che sa di non dover sottovalutare.

Qual è il nuovo corso che vuol dare all’azione di Arcigay Torino, da presidente?

Nutro un profondo rispetto ed una grande ammirazione per il lavoro svolto dal mio predecessore, Marco Alessandro Giusta, negli ultimi anni. Non parlerei perciò di “nuovo corso” nell’azione di Arcigay Torino: il mio intento è quello di portare avanti ciò che di buono è stato realizzato, e di proseguire nella diffusione di un messaggio di equità attraverso la promozione e la divulgazione culturale, la lotta ad ogni forma di discriminazione, il principio di inclusività e predisposizione all’ascolto, il lavoro di squadra sostenuto dal confronto e dagli obiettivi comuni, ideali che dovrebbero costituire la base della nostra attività. Il nuovo Consiglio Direttivo di Arcigay Torino trova la sua genesi in questa prospettiva, come abbiamo voluto sottolineare nella mozione presentata durante l’ultimo congresso : “…Le persone sono un amalgama di tanti aspetti, di competenze e di sentimenti, ed entrambi possono essere messi in gioco per arricchire l’associazione. L’obiettivo principale di Arcigay Torino è quindi valorizzare le persone per quello che sono, mettendo in luce tutto ciò che di buono (e, perché no, di utile) può esserci in ognuna e ognuno di noi. Le persone sono come nuvole, che si incontrano e si arricchiscono a vicenda, che si mescolano tra loro e a cui appartengono tutte le direzioni.”

Dopo i mesi estivi può nuovamente iniziare il dibattito sui diritti civili. Quali sono le direzioni che volete prendere?

L’approvazione del disegno di legge Cirinnà ha segnato un primo, timido passo nel cammino verso il pieno riconoscimento dei diritti civili. Si tratta, in ogni caso, di un istituto non universalistico, e perciò discriminatorio. Non possiamo dimenticare che l’istituto del matrimonio civile anche tra persone dello stesso sesso, il pieno riconoscimento della genitorialità gay e lesbica, e la possibilità di accedere ad una pluralità di forme di regolamentazione delle famiglie sono una realtà costituita di moltissimi stati, in Europa e nel mondo. Per quanto tempo ancora dovremo far fronte ad una quotidianità costituita da tutele elitarie? Come sempre, continueremo a lottare per il pieno riconoscimento civile e sociale delle persone LGBTQI italiane.

Ma questo piccolo timido passo delle unioni civili non rischia di farvi “adagiare sugli allori”?

Direi che il rischio non sussiste! Le unioni civili riconosciute dalla legge garantiscono alcuni diritti fondamentali alle coppie dello stesso sesso, ma non prevedono alcun diritto per i figli delle coppie stesse. E’ inaccettabile che che lo Stato italiano non riconosca l’esistenza e la legittimità piena delle famiglie omosessuali che hanno figli, negando la necessaria tutela a bambini che esistono, e che stanno crescendo senza una tutela giuridica completa. La legge sul “terzo genitore” o “genitore sociale è , in Italia, ancora un miraggio. Ad oggi, l’unica tutela prevista in Italia per il cosiddetto genitore sociale è soltanto quella prevista ai sensi dell’articolo 44 della legge 184 del 1983, secondo cui è possibile l’adozione del figlio del coniuge per le coppie eterosessuali. Direi che con l’alloro, per ora, possiamo accendere un bel falò benaugurante, perché la nostra battaglia per la piena uguaglianza continua, con sempre maggiore ostinazione.

Come si sconfigge l’omofobia?

Con la formazione, in primis. Un’appropriata educazione al rispetto di genere a partire dalla scuola primaria contribuirebbe a far diminuire drasticamente il fenomeno omotransfobico. L’informazione e il supporto alle persone colpite da quelli che sono veri e propri crimini di odio, così come il contrasto al bullismo omotransfobico, sono parte fondamentale del lavoro che l’associazione svolge quotidianamente sul territorio per contribuire alla lotta contro le discriminazioni. In secondo luogo, sarebbe necessaria una legge in merito: l’omotransfobia dovrebbe essere considerata un reato – perché è tragico che la discriminazione possa essere perpetrata ed imposta alla società sotto la maschera della “libera opinione”.

L’attuale assessore alle Pari Opportunità, Marco Giusta, è il precedente presidente di Arcigay e come ha detto tra voi c’è rispetto e ammirazione. Crede che questo possa facilitare il dialogo con le istituzioni?

Mi avvalgo della facoltà di non rispondere! Scherzi a parte, il dialogo con le istituzioni torinesi è aperto e proficuo già da diversi anni, e ha portato ottimi risultati. Contiamo perciò di proseguire nello stesso modo, in funzione del grande lavoro svolto e di quello che ogni giorno ci aspetta.

Presidente, presidentessa o presidenta?

Per correttezza, presidente, per provocazione presidentessatrice.

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