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sabato, 27 Luglio 2024

La miglioria della morte: il contrappasso appendiniano

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

La tensione in aula è palpabile. Infondo l’ultima mazzata caduta sul bilancio 2017 è di quelle che fanno male: i revisori dei conti che fanno iscrivere i 5 milioni di euro di caparra della Ream nei debiti fuori bilancio non è cosa da poco, se aggiunto a tutti i pareri ad oggi non proprio positivi che la manovra targata Appendino ha ricevuto.

Anche i sorrisi tra i banchi della maggioranza e le risatine che appaiono sulle labbra dei soliti volti paonazzi dell’entourage della sindaca sono da catalogare alla voce “sforzati”. Oppure si tratta di lucidi spasmi prima del rantolo finale.

La chiamano la miglioria della morte, quando il malato terminale si alza dal letto, parla con i parenti come se fosse rinato per poi invece chiudere gli occhi ed esalare l’ultimo respiro. E di esempi nelle ore precedenti al dibattito serale ce ne sono stati.

Bisognava apparire tranquilli, vittoriosi. Quindi: fischiettare, mostrare i bianchi denti e canzonare chi non è embedded. 

Le minoranze

L’intervento della sindaca è atteso per le 20. I messaggi che arrivano sui Whatsapp dei cronisti non inseriti nella black list dicono che la prima cittadina farà eclatanti rivelazioni sul passato fassiniano. Lei è meno agitata di come c’era da attendersi, circondata dall’affetto e dai sorrisi della sua maggioranza che la sorregge frase per frase, parola per parola. Le grandi rivelazioni alla fine non sono così grandi. I due fuori bilancio, Ream e Infrato (LEGGI QUI).
La palla passa alle opposizioni.

moranoL’ennesimo j’accuse del consigliere Alberto Morano. Il notaio ha rappresentato senza alcun dubbio in questi mesi una delle più grosse spine nel fianco per Appendino. E la Procura ringrazia. La sua mezz’ora è di quelle che costringono i consiglieri pentastellati a soffocare i sorrisini e i bisbigli, alla sindaca e al suo capo di gabinetto ad una frenesia da smartphone.

Morano oltre a evidenziare le magagne di questo bilancio preventivo fa un nodo al fazzoletto per il consiglieri grillini. Giusto perchè un domani non si dica che non si sapeva e che non si avevano responsabilità. In quel caso non c’è assicurazione che salvi.

Il rappresentate del centrodestra dice, e neanche troppo tra le righe, che ben altri uffici, riferendosi a quelli giudiziari, in un futuro non tanto remoto si potrebbero interessare di questa vicenda. «Un bilancio che comporta problemi sul piano della fisiologia istituzionale della legalità e della correttezza amministrativa. Su quello della legalità «sono deputate a pronunciarsi le magistrature interessate». «Ma desidero mettere a verbale il disagio di un cittadino e di un amministratore messo con le spalle al muro al quale non resta che il ricorso all’attualità giudiziaria per avere accesso agli strumenti e alle informazioni necessarie e legalmente obbligatorie in fase di bilancio. Questo vale per la famosa trasparenza tanto invocata dai Cinque Stelle». «Questo bilancio non esprime un progetto di sviluppo della città sulla base di una visione prospettica: non contiene misure coraggiose finalizzate al risanamento dei conti ma cerca soltanto di gestire in malo modo con scelte miopi e di corto respiro emergenze che dovrebbero trovare la soluzione sulla base di programmi a medio lungo termine frutto di un’attenta analisi e comprensione delle problematiche e delle prospettive della città».

Poi Morano cita il manzoniano Don Abbondio: «Il coraggio se non ce l’ha uno mica se lo può dare» sul fatto che la giunta pentastellata non ha avuto il coraggio e la verità di presentare ai torinesi la situazione finanziaria della Città, spiegando il perché di sacrifici importanti «proponendo misure strutturali di risanamento».
Conclude Morano evidenziando che il suo non è un atteggiamento disfattista, ma «semplicemente non posso consentire, restando in silenzio, che una maggioranza incapace ed irresponsabile distrugga Torino».

lorussocartelloIl capogruppo del Partito Democratico, Stefano Lo Russo mostra un cartello ai consiglieri di maggioranza, come se fosse una lavagna, per spiegare i numeri  dell’operazione Westighouse. E ricorda che che Appendino in campagna elettorale, durante il confronto Sky con Fassino, allontanava dal suo programma quell’operazione, per poi abbracciarla come se nulla fosse appena eletta. Pecunia no olet

Una delle sue tante inversioni fatte (sempre per colpa di chi c’era prima). Lo Russo denuncia «l’abnorme anticipazione di tesoreria, -405 milioni di euro» e le proposte di un bilancio che «vuole reggersi su entrate incerte come multe e oneri di urbanizzazione, che già in autunno si scopriranno non essere concretizzabili».
Il capogruppo Pd parla della mancanza di progettualità, dell’aumento delle tasse e dei servizi che colpiranno proprio quelle categorie che i grillini dicono di tutelare, di aver creato aspettative enormi nell’elettorato Cinque Stelle. Poi disattese.
Lo Russo accusa apertamente la maggioranza di avere falsificato il Bilancio 2016 e che questa manovra non sta in piedi.

mimmocarrettamorriNel suo intervento Mimmo Carretta dice di aver sbagliato «ritenendo che fosse finita la campagna elettorale». I tagli sono tanti, ricorda il consigliere Pd, dalle agevolazioni Tari alle famiglie meno abbienti a quelli della cultura. Quello che lui definisce “un contrappasso appendiniano” passa anche dall’uso degli oneri urbanistici usati per le manutenzioni ordinarie, da quella macelleria sociale costruita su scelte impopolari. «È reazionario e fascista denigrare il ruolo dei revisori, mettere in dubbio la loro professionalità e l’autonomia di un organo indipendente. È gravissimo parlare di relazioni elettorali rivolgendosi al passato è da ignoranti».
«Che cosa intende la sindaca per proposte? Che cosa si aspetta? In 5 anni di opposizione non ricordo una, dico una, sua proposta costruttiva. Ricordo però le sue accalorate invettive contro il sistema, contro i cattivi che brigavano sulla pelle dei cittadini. Chi siede in minoranza ha il compito di vigilare sull’operato di chi amministra, nell’interesse della collettività, e la maggioranza ha il dovere morale di ascoltare e favorire la partecipazione di chi rappresenta comunque una fetta della popolazione. Bene, io questa propensione all’ascolto, al confronto, faccio fatica a percepirla. Noto invece un preoccupante tasso di arroganza, strafottenza, mancanza di rispetto. I biechi sorrisini in Aula dei consiglieri pentastellati sono in tal senso emblematici», conclude Carretta.

fogliettaAncora certe scelte. Quei tagli che Chiara Foglietta critica, concentrandosi sui 6,6 milioni alle risorse per la cultura «dietro quelle cifre ci sono persone, famiglie, progetti». E anche la memoria, perché «il Museo Diffuso della Resistenza non risulta più finanziato dopo il taglio dei 70mila euro. Un taglio che mette a rischio i lavoratori e i progetti culturali di un museo che pure Appendino, da consigliera d’opposizione aveva sostenuto. Un’istituzione culturale che in poco più di sei mesi ha avuto 8000 visitatori. Non dimentichiamo che la cultura è lavoro, famiglie, imprese, identità e futuro di un territorio».

Anche il capogruppo di Forza Italia Osvaldo Napoli si è rivolto alla giunta contestando di aver fatto esattamente il contrario di quanto annunciato in campagna elettorale. Napoli ha criticato l’uso da parte dell’assessore Rolando della parola “pre-dissesto” e l’assenza di risposte all’accusa di aver adottato procedure non regolari per l’iter di approvazione del bilancio. Infine ha invitato sindaca e giunta ad avere un rapporto di fiducia con la dirigenza, che ha conoscenza delle leggi e può evitare incidenti di percorso.

La maggioranza

Gli interventi dei consiglieri di maggioranza sono brevi. Tutti vogliono prima di tutto ringraziare sindaca, assessore e chi ha lavorato a questo bilancio preventivo. Per Valentina Sganga per la prima volta è emersa la contraddizione tra democrazia e debito: «Una contrapposizione che riguarda l’intera cultura occidentale, in una fase nella quale è il debito a prevalere. Le amministrazioni precedenti – continua Sganga – non si sono poste il problema del debito, lo fa la nuova maggioranza M5s a fronte di minori risorse che sono il frutto delle scelte scellerate del passato. La sfida è stata vinta, con il raggiungimento di un equilibrio di bilancio a partire da un saldo negativo di -90 milioni. Il bilancio è trasparente e si basa su entrate certe».
uniaFederico Mensio è orgoglioso di votare questo bilancio realizzato in un momento drammatico per il Paese e la Città. Mensio ha ricordato peraltro che molte poste, con sacrificio, non hanno subito tagli, come quelle per il welfare o quella per le manutenzioni ordinarie che passa da 5 a 12 milioni. Mensio ha ricordato la necessità per l’amministrazione di un’assunzione di responsabilità per scongiurare laado di crescere in modo sano e solidale». «necessità di interventi esterni nel governo della Città, per affrontare la sfida amministrativa dei prossimi 50 mesi e mettere Torino in gr
Francesco Sicari imita l’universitario che mesi fa descrisse un’università che non c’era in un virale discorso Infine battibecca con l’opposizione tirando in ballo la giunta precedente, mentre il capogruppo grillino  Alberto Unia chiude gli interventi dei consiglieri pentastellati come erano iniziati: ringraziando tutti.

Il rantolo

La replica della sindaca certo non rimarrà alla storia (LEGGI QUI) Spariscono invece quei sorrisi inadeguati, quei volti di sfida. Ma non c’è da farsi illusioni. Probabilmente è solo stanchezza dopo ore di dibattito, più che una vera e propria presa di coscienza.

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