di Andrea Doi.
In coda al dibatto sul bilancio di previsione è intervenuta la sindaca Appendino, la quale ha concentrato gran parte del suo intervento sulla questione delle sofferenze di cassa della Città di Torino causate dall’ampio ricorso all’anticipazione di tesoreria che ha raggiunto la cifra record di -405 milioni. Ha inoltre accusato l’opposizione, che non ha lesinato critiche sulla manovra, di non contribuire alla discussione con proposte di merito o migliorative del testo presentato.
Per difendersi dagli attacchi delle minoranze che denunciavano il fatto di aver sottovalutato il tema cassa e di aver perso di fatto il controllo della stessa, la prima cittadina ha sostenuto che le migliori performance ottenute dalla Giunta precedente non sarebbero frutto di buona gestione, ma di “aiuti” ricevuti dallo Stato attraverso il “decreto sblocca crediti” (il cosiddetto dl 35/2013). In altre parole, la Sindaca critica l’uso dello “sblocca crediti” asserendo che tali risorse siano confluite nel fondo cassa della Città riducendo l’esposizione per anticipazione di tesoreria.
In realtà lo “sblocca crediti” metteva a disposizione degli Enti Locali risorse per migliorare i tempi medi di pagamento della Pubblica Amministrazione. Queste risorse non potevano influire sul fondo cassa perché lo Stato, per essere certo che i Comuni non trattenessero indebitamente queste somme, richiedeva di caricare su un portale le singole fatture scadute, accertandosi che il fornitore ricevesse immediatamente il denaro. Si trattava, dunque, di residui passivi riferiti ad esercizi finanziari precedenti.
La Città di Torino ha utilizzato questa misura straordinaria, prevista per ottemperare alle regole europee in materia di tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione, in più tranches e solo per pagare il debito a breve costituito da forniture di beni e servizi. Anche grazie a questa misura che la Città ha potuto costituire fondi di svalutazione per i crediti e pagare con maggiore velocità i debiti di funzionamento. Nella tabella sottostante, ricavata dalle serie storiche ufficiali pubblicate sul sito della Comune, questi debiti sono rappresentati dall’istogramma arancione, che negli anni 2014 e 2015 hanno un netto miglioramento anche grazie all’utilizzo del dl 35.
Stupisce, dunque, che la replica della sindaca a fronte di interventi circostanziati e preoccupati di diversi consiglieri di minoranza – che si aggiungono ai moniti del Direttore Finanziario e dei Revisori – sia stata così imprecisa. Difficile immaginare, infatti, che chi ha ricoperto il ruolo di vice-presidente della Commissione Bilancio nella passata legislatura abbia già dimenticato che la Città ha utilizzato le risorse provenienti dallo “sblocca crediti” per ridare ossigeno attraverso il pagamento degli arretrati al sistema economico e non per creare presunti maquillage al fondo cassa.
Incredibile che la chiusura di un dibattito che dovrebbe delineare le sorti della Città si riduca ad un polemica di piccolo cabotaggio sul solo tema del fondo cassa, frustrando le aspettative di chi da questa discussione sperava di intravedere l’idea di sviluppo e cambiamento promessa ma lungi dall’essere realizzata.