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mercoledì, 23 Ottobre 2024

Italia e Europa, ora contano i fatti

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Sul semestre europeo a presidenza italiana c’erano, e ci sono ancora, molte attese. Attese che però, normalmente, non corrispondo mai alla concreta realtà dei fatti. Perché anche durante il cosiddetto “semestre europeo” la politica italiana, al momento, procede senza alcuno scossone che proviene da questa importante scadenza. Che, il più delle volte, riveste un carattere puramente formale se non protocollare. Il capitolo, invece, della presenza italiana nello scacchiere europeo è, invece, un tema che soprattutto con l’esecutivo a guida Matteo Renzi si impone all’attenzione del dibattito politico e giornalistico.
Ora, almeno due riflessioni non possiamo non sottolinearle parlando di Italia ed Europa. Innanzitutto un rinnovato protagonismo dell’Italia in Europa. Frutto del dinamismo del premier o della volontà di ritagliare un ruolo più incisivo nelle politiche elaborate dal vecchio continente in tutte le sue articolazioni. E dopo la nomina della Mogherini a mister Pesc europeo si tratta di valutare se l’incidenza reale del Governo italiano diventa un fatto strutturale o se si limita ad un puro annuncio propagandistico. Saranno solo e soltanto le singole scelte politiche dei vari organismi europei, da quelli politici a quelli legislativi, da quelli bancari alle varie autorità, a confermare una rinnovata incisività politica, o meno, dell’esecutivo Renzi.
In secondo luogo il rinnovato protagonismo del governo italiano può davvero cambiare lo stesso comportamento politico dell’Europa. Lo scontro tra i cosiddetti “rigoristi” e gli avversari dell’austerity può dar vita ad un nuovo corso politico del vecchio continente. E, al contempo, può e meno fare ripartire il motore della crescita e dello sviluppo nei vari paesi, a cominciare proprio dall’Italia. Perché, alla fine, di questo si tratta e su questo sarà misurato anche il Governo italiano. E cioè, la capacita’ di non vedere nell’Europa solo il “frenatore” di qualsiasi politica tesa allo sviluppo e alla crescita.
Una sorta di muro contro ogni ipotesi di allentamento burocratico, di ripartenza concreta dei consumi e di investimento di risorse. Perché l’Europa non può continuare ad essere ricordata solo per i fondi europei che vengono messi a disposizione periodicamente. Se ha un ruolo decisivo per il futuro dei singoli Paesi membri, e questo ruolo ce l’ha, deve essere vissuta come un poderoso strumento politico e legislativo capace di rilanciare l’economia e lo sviluppo dei singoli paesi. Oltre, come ovvio, a ricoprire un ruolo strategico per la sicurezza e la difesa dell’intero territorio europeo.
Ecco perché il bilancio del “semestre europeo” non sarà un fatto solamente burocratico per l’Italia. Sarà un giudizio prevalentemente politico. Su questo giudizio sarà misurato anche l’efficacia e l’incisività del Governo Renzi.

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