di Bernardo Basilici Menini
Il confronto tra il Comitato regionale per le Comunicazione del Piemonte e la Rai va avanti e segna un’altra tappa nella lunga disputa. Secondo un’indagine del Corecom, infatti, circa 700 mila piemontesi, pari al 15% della popolazione della regione, non riceve, o ha problemi, con il segnale Rai regionale. I disturbi sono particolarmente acuti nelle zone montane e nelle aree del novarese e del biellese. I risultati sul disservizio sono emersi da un questionario inviato dal Corecom a tutti i comuni piemontesi.
Un problema sollevato più volte dalle istituzione regionali: appena un mese fa Nadia Conticelli, presidente del Corem, denunciava come questi disservizi fossero inaccettabili in un regione come il Piemonte, che vanto il minor tasso di evasione del canone su scala nazionale.
Il problema è stato sollevato con forza durante un convegno tenuto oggi a Torino, intitolato “La Tv che non vedi: segnale Rai o segnali di fumo?”, durante il quale si è ribadito come la questione assuma un profilo particolare con l’inserimento canone Rai in bolletta. Al convegno era presente anche il Sindaco di Torino e Presidente dell’Anci Piero Fassino. «Stiamo preparando la spedizione su Marte, nessuno può credere che non ci sia la tecnologia per mandare a tutto il Piemonte il segnale –ha detto Fassino– È un tema di strategie di investimenti. Bisogna garantire a tutti parità di accesso all’informazione e, come Anci, assicuro l’azione presso tutti i soggetti coinvolti, perché si dia soluzione al problema».
Nell’occasione, il presidente del Corecom Bruno Geraci, è intervenuto dichiarando che «Una fetta importante di piemontesi non può vedere il Tg regionale. Il canone si giustifica soprattutto perché si offre un servizio pubblico, ma se non arriva ai cittadini che servizio pubblico è?»
Lido Riba, presidente dell’Unione nazionale Comuni Enti Montani, è passato dai toni pacati e propositivi del passato a un’aperta denuncia: «E’ una questione di privazione di un diritto di cittadinanza». Ricordando poi come il problema non interessi solo il segnale Rai, ma anche quello del cellulare, «che significa non avere collegamento con niente. E la banda larga rischia di fare la stessa fine». La Rai, per tramite di Franco Siddi, membro del consiglio di amministrazione dell’azienda di Viale Mazzini, si dice a sua volta preoccupata, promettendo «Scelte efficienti e intelligenti, avendo come faro le esigenze della popolazione»
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