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domenica, 8 Settembre 2024

Imprese, nel torinese crescono quelle straniere e femminili

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Il mondo dell’imprenditoria torinese dà piccoli segnali di ripresa. Aumentano le imprese straniere e femminili che hanno contribuito alla tenuta del sistema. Soprattutto le prime, 24.358, rappresentano il 11% del totale, e segnano un tasso di crescita pari al 4%, superiore a quello registrato a livello complessivo (+0,07%). Costruzioni e commercio si confermano i principali settori in cui si concentrano queste realtà. Calano invece le aziende giovanili (-809 in un anno).

Ma, in generale, il tessuto imprenditoriale sembra aver trovato stabilità rispetto agli anni della crisi. Chiudono meno aziende che in passato anche se, allo stesso tempo, diminuiscono le nuove aperture. Il 2016 è stato così archiviato con 223.307 imprese iscritte nel registro camerale. Ben 1.712 in meno rispetto al 2015. E le nuove aperture sono passate dalle 14.308 dell’anno precedente a 13.889. Le chiusure sono invece scese a 13.732. Erano 14.264. «Siamo ritornati insomma a una situazione analoga al 2004 ed è come se avessimo perso dodici anni», commenta Vincenzo Ilotte, presidente della camera di Commercio della provincia di Torino.
Non c’è insomma niente da festeggiare. Senza le cessazioni di ufficio, il saldo fra aperture e chiusure sarebbe positivo (+157) e il tasso di crescita improntato alla stabilità (+0,07%), più alto di quello registrato nel 2015 (+0,02%) e indice di una maggiore reattività rispetto al resto del Piemonte (-0,12%). Ma ancora lontano dalla performance nazionale (+0,68%) e da quella dei principali capoluoghi di regione: Roma (+2,1%), Napoli (+1,9%) e Milano (+1,5%).
Uno dei problemi delle imprese torinesi è il nanismo. Le realtà con meno di 10 addetti sono oltre il 95% del totale, cui si aggiunge una ridotta percentuale (il 3,8%) di piccole imprese (fra i 10 e i 49 addetti). C’è comunque una tendenza a creare società di capitali (oggi il 18% del totale), che registrano un tasso di crescita pari al 2,87%, trainate da un’elevata natalità e da un tasso di mortalità decisamente contenuto. Crescono anche le società a responsabilità limitata semplificata (+51,7%) e le cooperative (+0,7%). Migliorano anche i tassi di sopravvivenza.

Ad un anno dalla nascita in provincia di Torino sopravvivono 88 imprese su 100, dato in rialzo rispetto al 2015 (86,6). I valori migliori sono raggiunti dalle imprese dell’agricoltura (94,7), dei trasporti e spedizioni (93), del turismo (90) e dei servizi alle persone (89,2). A due anni dall’iscrizione, il tasso di sopravvivenza scende al 76,2%, anche se ancora in miglioramento rispetto all’anno precedente (75,1). A tre anni sopravvive il 66,8% delle imprese (era 65,8 nel 2015). I settori che si mostrano meno longevi dopo tre anni di vita sono le costruzioni, il commercio e anche il turismo.
Con un +1,8% (+271 unità rispetto al 2015), il settore dei servizi alla persona è quello che registra la performance migliore. Crescono sia le attività legate alle esigenze primarie e personali (istruzione +1,7%, servizi sanitari +4% e sociali +3,4%) – sia le attività connesse al tempo libero (+2,7%). Tra quest’ultime, si rinnova soprattutto l’incremento delle sale da gioco, bingo (+31,5%) e delle slot machine (+15,2%). Buona, infine, anche la performance delle altre attività dei servizi alla persona (+1,9%), tra cui spiccano i saloni di bellezza (+2%), le attività di tatuaggi e piercing (+29,2%) e i servizi di toelettatura per animali (+11,7%).

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