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martedì, 3 Dicembre 2024

“Impariamo a vicenda”: dentro la ciclofficina dove lavorano i “ragazzi” disabili

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

di Bernardo Basilici Menini

Un’idea che nasce su un’idea. Dentro alla bottega artigiana La Bici, in via Benevento, si è creata un’atmosfera speciale. Se il progetto andava già bene, quando sono arrivati “i ragazzi” disabili del progetto BiciclAbile è scattato qualcosa di più. Le virgolette sono obbligate, dato che parliamo di due persone di una sessantina d’anni, che il titolo di “ragazzi” se lo sono conquistato per meriti affettivi.

Due giorni a settimana per due ore al giorno, Danilo e Giuseppe vanno nell’officina per biciclette, dove si mettono a riparare le bici con l’aiuto dei gestori, che insegnano loro cosa devono fare e come devono farlo. All’inizio si è partiti con lavori semplici, ma piano piano le capacità di Danilo e Giuseppe sono aumentate: riescono a fare interventi più complessi, lavorano con autonomia e quando finiscono le proprie cose danno una mano a portare avanti la bottega.

A raccontarcelo sono i due gestori, Alberto, 36 anni, e Federico, di 31, padre di una bimba di tre. In via Benevento sono arrivati da poco, ma la bottega già odora di casa: piano terra con negozio e ufficio, piano interrato con officina, un salottino e una piccola palestra, «siamo qui per sei giorni la settimana – racconta Alberto – dovevamo farla diventare qualcosa di più che un semplice posto di lavoro».

«All’inizio è stato più complesso – raccontano i due gestori – l’attività di affiancamento a Giuseppe e Danilo era delicata e tutta una serie di attrezzi non potevano essere usati. Poi, a suon di smontaggi e assemblaggi, hanno imparato e adesso hanno una visione molto collaborativa. Molte cose le fanno bene e da soli, senza che ci sia bisogno di dirglielo».

Federico, il più giovane dei due soci, non ha dubbi: «E’ veramente un’esperienza molto bella: noi diamo una mano a loro, loro la danno a noi e ci divertiamo tutti. Impariamo a vicenda, non è solo riparare una bicicletta, per noi è principalmente un fattore umano, Giuseppe e Danilo ci trasmettono tanto».

«Consiglierei a tutti di farlo – ci racconta Alberto – anche se credo che per molti non sarebbe scontato: noi siamo giovani e non siamo i classici meccanici che riparano e basta. Avevamo già lavorato con ragazzi disabili al di fuori dell’officina. Si deve avere voglia e a volte pazienza, ma è sempre una gioia. Abbiamo vedute ampie». Cosa che peraltro si potrebbe dedurre facilmente dai libri di filosofia sullo scaffale dell’ufficio.

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