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domenica, 8 Settembre 2024

Il 3 luglio torna il Bike Pride. Festa ma anche critiche e proposte per una città a misura di bicicletta

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di Moreno D’Angelo

Con lo slogan “Prendiamoci la città” domenica 3 luglio Torino sarà invasa da una grandiosa parata di biciclette per la VII edizione del Bike Pride. L’appuntamento, promosso dall’Associazione Bike Pride Fiab Torino, è per le ore 16 al Parco del Valentino con il tradizionale lungo e colorato corteo su due ruote che proseguirà per Corso Cairoli, Corso San Maurizio, Corso Regio Parco, Corso Palermo, Corso Novara, Corso Vigevano, Piazza Baldissera, Corso Principe Oddone, Piazza Statuto, Corso Inghilterra, Corso Vittorio Emanuele II, per poi rientrare al Parco del Valentino. La festa, che l’anno scorso aveva contato ben 80mila presenze, non si farà mancare nulla e dopo le pedalate è in programma un after in piena regola con un aperitivo all’Imbarchino e balli fino alle 3 di notte in riva al Po al Cap 10100 di Corso Moncalieri 18.

La messa in palio da parte di Cinemambiente della Ricicletta, la bicicletta prodotta attraverso il riciclo di circa 800 lattine per bevande in alluminio da 33 cl. rappresentano un chiaro indicatore delle filosofie che animano il movimento di chi va in bicicletta. Per la giornata dell ”orgoglio della bici” inoltre TO bike regalerà ai suoi tanti abbonati la possibilità di utilizzare la bici gialle del bike sharing per tutta la giornata dalle 8 del mattino alle 20 senza aggravi di costo.

Ci saranno anche diverse officine mobili per manutenzioni e check up sui mezzi che dovessero avere qualche problema. A Torino sono sempre più presenti le “officine per biciclette”, a volte originalmente abbinate a contesti insoliti come birrerie. Inoltre la bici è sempre più presente anche negli addobbi di molti locali.

Tutto bene ma occorre segnalare il malumore delle associazioni che rappresentano i sempre più numerosi ciclisti sotto la Mole. Associazioni che non hanno mai smesso di sollevare critiche e proposte per una città che ritengono non ancora a misura di bicicletta. (anche se si sono fatti dei passi avanti). Una realtà dove occorre fare molto a partire dal discorso sicurezza. Questo indipendentemente dal colore della Giunta e del Sindaco. «Siamo in tanti a utilizzare la bici ogni giorno ma c è ancora molto da fare». A parlare Maria Cristina Caimotto, presidente dell’associazione Bike Pride, che insiste sulla necessità di realizzare strade e spazi pubblici e ammette: «La nostra costante partecipazione in questi anni ai tavoli tecnici in Comune non ha sortito gli esiti attesi. Vogliamo continuare a mettere le nostre competenze, la nostra esperienza e la nostra passione a disposizione dell’Amministrazione ma vogliamo essere realmente ascoltati».

Tutto questo ha valore davanti al costante aumento di persone di ogni età che utilizzano la bicicletta come ordinario ed efficiente mezzo di trasporto in città. Un discorso che tocca anche il sistema delle bici in affitto TO Bike. Appare evidente che l’estensione delle stazioni per le “bici gialle pubbliche” abbia avuto riscontri incredibilmente positivi per la portata della domanda di pratici mezzi in affitto a fronte anche del persistere del fenomeno dei furti di biciclette (anche se vecchie e arruginite).

Un quadro complesso di fattori che indicano chiaramente come ogni euro speso per migliorare la viabilità e la sicurezza per chi viaggia a due ruote sia ben speso e ci avvicini agli standard europei.

Per tutto questo la giornata di festa, che si autofinanzierà con una piattaforma di crowfunding (http://buonacausa.org/cause/ bikepride2016), senza ricorrere a contributi pubblici, costituisce un banco di prova per la nuova giunta torinese che dovrà rispondere e misurarsi con le richieste del popolo di chi pedala in città. A cominciare da quella che propone l’istituzione di una Consulta ufficiale sui temi della mobilità ciclabile e la moderazione del traffico. Un elemento fondamentale per i promotori nel disegnare il futuro della mobilità ciclabile torinese.

L’associazione Bike Pride resta ferma nelle sue critiche alle politiche fino a ora impostate per una nuova mobilità: «Gli interventi a favore della ciclabilità, nell’ultimo decennio, hanno favorito esplicitamente la quantità a discapito della qualità e il ruolo interlocutorio delle associazioni è stato richiesto nei modi e soprattutto nei tempi sbagliati, cioè quando i progetti erano ormai già chiusi. Questa dinamica ha portato la Città a finanziare interventi con grossi difetti progettuali, in contrasto con le linee guida presenti nel Biciplan, e a realizzare infrastrutture inservibili se non pericolose».

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