Si fa in fretta a dire “in fondo sono quattro partitini, qualche cane sciolto e il solito Pd. Dove vuoi che possano andare. Non potranno certo sconfiggere la corazzata Cirio”.
Ha colpito il confronto promosso dal “grande tessitore” Pino de Michele, presidente di quella Alleanza dei democratici che da anni rappresenta un partecipato e autentico laboratorio di confronto tra le troppe anime del centrosinistra piemontese.
L’incontro, che ha avuto luogo il 30 giugno presso la Sala due Colonne del Comune di Torino, ha visto presenti un centinaio di persone che si sono confrontati in modo pacato e costruttivo per dar vita ad un percorso unitario in vista dei futuri appuntamenti elettorali, a partire dalle regionali 2024. Un percorso che, nelle intenzioni dei promotori, intende realizzare un patto per lo sviluppo e la sostenibilità in grado di battere la destra. “Dobbiamo aprire un cantiere per aiutare il processo di unità delle forze civiche e riformiste, unica speranza per poter affrontare le prossime elezioni regionali contrastando la conferma del presidente Cirio” è stata la premessa di De Michele.
Il sindaco Stefano Lo Russo, nel suo saluto, ha manifestato ottimismo per una battaglia elettorale che non sarà certo facile: “Lavorando con metodo come nel 2021 possiamo farcela perché serve una correzione di rotta”, ricordando quell’inatteso successo registrato dal centrosinistra torinese, con l’apporto determinante delle liste civiche.
L’iniziativa ha incontrato le critiche di coloro che hanno ironizzato sul peso elettorale di partitini e movimenti che stanno ritrovando uno spirito unitario dopo mille polemiche e tensioni. A questi grilli parlanti, legittimi amici dello status quo, occorre ricordare cosa sia da poco avvenuto, nel corso primarie del Pd, con il sorprendente successo di Elly Schlein, grazie al voto di tanti che non si riconoscevano nei partiti. Questo in una società civile, dagli umori e sensibilità quanto mai variabili, che potrebbe far calare il vento dalle vele di chi pensa di avere già vinto.
Oggi è evidente come, anche per tanti cittadini ancora impegnati e sensibili alle tematiche politiche, sia alquanto difficile riconoscersi tout court in un partito, pur avendo sensibilità e voglia di impegnarsi oltre quella politica fatta solo come tifosi di polemiche televisive.
Vero che la Meloni stia andando alla grande nei consensi (circondata da un entourage che mostra sempre più la sua modestia) ma, intanto, anche a livello locale pesano le tensioni con la Lega e soprattutto il “rischio” che il presidente Cirio presenti una sua lista in Piemonte.
Tornando all’incontro del trenta giugno, tutti gli interventi hanno sottolineato la priorità della difesa della sanità pubblica, su cui occorre investire, invertendo la rotta intrapresa dall’attuale Giunta regionale, e la necessità di attuare una comunicazione davvero efficace su pochi punti concreti. Un tema sul quale si è espresso l’ex sindaco, ora membro onorario di Alleanza dei democratici, Valentino Castellani: “Occorre partire da due o tre progetti bandiera, facendo attenzione alle specificità economiche delle varie zone del Piemonte. Insomma interventi sulle disfunzionalità della sanità e sulla resilienza climatica per un percorso, non di breve termine, in direzione dell’ecosostenibilità”.
All’incontro erano ufficialmente assenti Italia Viva e di Azione, anche se diversi loro esponenti piemontesi erano presenti in sala e la loro partecipazione attiva al laboratorio civico non è assolutamente in discussione, ma non dei vertici romani.
Certo resta l’incognita pentastellata. Tuttavia questo approccio civico, che parte dal confronto concreto su alcuni punti condivisi, scevro da polemiche legate al turbolento passato di alleanze e feroci contrasti, può e potrà costituire un importante piattaforma per future alleanze. Dopo tutto i 5 Stelle non sono più il movimento antisistema del Grillo che infuocò e affascinò il Paese (32% dei consensi nel 2018). Un movimento, quello di Giuseppe Conte, che, restando in solitudine non potrebbe fare molto per contrastare l’aggressiva destra sovranista che punta a conquistare anche l’Europa.
Il dibattito
Sul treno avviato da Pino De Michele vi è stata l’immediata condivisione dell’assessore Francesco Tresso (Torino Domani) che ha sottolineato “l’importanza del civismo e di una piattaforma programmatica che apra a tutti i partiti del centrosinistra entro settembre, per costruire insieme il programma su cui stabilire l’alleanza”. Anche gli altri movimenti e partiti presenti all’iniziativa hanno concordato sull’avviare un percorso unitario condiviso, evidenziando le diverse sensibilità. Da sottolineare l’assoluto clima pacato e mai polemico, cosa rara a sinistra, partendo dalla questione centrale rappresentata dalla sanità pubblica.
Per +Europa Marco Cavaletto, da sempre vicino ad Alleanza dei democratici, è centrale la questione dell’impiego dei fondi PNRR per quegli improrogabili interventi necessari per mettere in sicurezza il territorio.
Fabrizio Frosina di Europa Verde Torino occorre riavvicinare le persone alla politica, partendo da un piano di interventi a lungo termine condiviso sull’ambiente. Insomma andando oltre l’emergenza, evidenziando l’importanza del collante civico: “Le liste civiche sono fondamentali perché possono far di nuovo innamorare e coinvolgere quei cittadini dormienti che non vanno a votare”.
Per Roberto Bacchin di Sinistra Italiana “Come coalizione occorre essere alternativi, con una piattaforma che abbia al centro i valori progressisti, ad un’amministrazione di destra, nonostante una figura di mediazione come Cirio”
Elaborazione di un progetto comune tra le varie anime del centro sinistra, smettendo di litigare, è il monito di Roberto Goghero (socialisti piemontesi), per sconfiggere una delle peggiori destre, ricordando lo scarso afflato in Piemonte dei partiti di sinistra con le elezioni regionali.
“Partiamo da quello che ci unisce” è il messaggio di Elena Apollonio (Demos), che insiste sulla necessità di avere questo clima collaborativo sui temi civili e sociali, mantenendo un europeismo convinto. Nei cahiers de doleances (che nessuno nasconde permanga indipendentemente dalle passate giunte), restano le questioni legate alle diverse aree interne e periferiche rimaste marginali.
“Non si tratta di un patto col sangue ma è fondamentale riconoscersi in un orizzonte valoriale comune, in un’identità condivisa” è il commento di Nadia Conticelli, presidente regionale del Pd che s’impegna a lavorare con grande responsabilità per tenere unita la coalizione di cui si sente perno, precisando come civismo non significhi scegliere come si vuole ma avere e riconoscersi in un perimetro valoriale.
Sono molti a riprendere il tema comunicazione efficace e tra questi vi è una storica figura del pd piemontese come l’assessore Gianna Pentenero: “La destra risponde a problemi complessi con una semplificazione del linguaggio dannosa, discutibile ma estremamente efficace. Abbiamo l’onere di creare una rete capillare in cui la nostra comunicazione arrivi in tutta la Regione, in tutte le realtà diverse di cui è costituita”.
Un discorso avallato dal giovane e determinato sindaco di Gassino Paolo Cugini: “A Gassino abbiamo vinto per avere spirito unitario e un programma”, ricordando come il candidato presidente del centrodestra non sarà deciso in Piemonte. Per Cugini servono tre proposte chiare partendo da un’autentica e realizzabile sostenibilità ambientale e un modello di sanità territoriale da ridisegnare. Il tutto affiancato da una grande attenzione al rapporto tra sostenibilità economica e innovazione, fattore chiave del futuro.
L’orgoglio dei civici è stato ben sintetizzato da Gianni Firera (Alleanza dei democratici): “competenza e passione civile sono le caratteristiche di Alleanza dei Democratici che si sta dimostrando nei fatti il collante di questa coalizione nascente in cui giovani, lavoro e cultura dovranno essere le parole d’ordine”.
Infine un cenno a quello che si può considerare il “filosofo dei civici” Federico De Giuli: “i civici non sono quelli delle listarelle locali, utili per sostenere qualche candidato dei partiti maggiori. I civici da diversi anni si stanno confermando come un laboratorio di serietà e professionalità nell’impegno politico, con una grande e pragmatica capacità di confronto e sintesi”. Un fatto non di poco conto in tempi di crisi dei partiti e di partecipazione politica nelle democrazie mature. “i partiti, basati su costruzioni ideologiche ottocentesche, non riescono a fronteggiare la disaffezione verso la politica dando risposte che i cittadini sentono vicine ai loro problemi. Un’emergenza cui i civici possono mettere un argine” conclude De Giuli.
Il volano
La scommessa portata avanti con serietà da Pino De Michele è dar corso ad un percorso unitario del centrosinistra in grado di cancellare cinque anni di Giunta Cirio assolutamente negativi per il Piemonte. Un governo regionale che Alleanza dei democratici vede insufficiente per scelte di fondo, ritardi nell’utilizzo di fondi, poco incisivo sul piano culturale e nella promozione del territorio, per non parlare delle tante realtà abbandonate del patrimonio montano e collinare. Un quadro confusionario e contraddittorio poco operativo e ancor meno propositivo su questioni sentite come quelle dei trasporti urbani. Insomma un governo regionale confuso e senza programmazione che, anche su un piano meramente pragmatico, non merito la conferma. Intanto per il centrosinistra il cantiere è aperto, manca una decisione su eventuali primarie e soprattutto sull’individuazione di una figura autorevole da proporre alla guida della Regione.
Le reazioni al limite del denigratorio di certa stampa non fanno che testimoniare certa preoccupazione a destra per quell’unione di partitini e movimenti che possono diventare pericolosi quando riescono a innestare un volano di consensi nella società, (che si sta registrando con continue adesioni e attestati di simpatia, cosa rara per tutti i partiti), presentando proposte concrete e figure autorevoli che possono diventare testimoni di quella buona politica che i cittadini sanno apprezzare più di tanti slogan, buoni propositi e di strette di mano prima delle elezioni. In fondo servono voti e non veti, insieme a una buona dose di umiltà, amicizia, ascolto e senso del servizio che i partiti hanno spesso perso.