Una forte depressione sarebbe la causa del suicidio di Guido Ghisolfi, il 58enne noto imprenditore chimico. L’uomo si è tolto la vita con un colpo di fucile nella sua auto, una Lexus, a Carbonara Scrivia, in provincia di Alessandria.
Il titolare della Mossi e Ghisolfi, tre miliardi di fatturato e stabilimenti in tutto il mondo, si è ucciso per la depressione, come spiega l’ufficio stampa dell’azienda con una nota diffusa anche sul sito: «Guido Ghisolfi, vicepresidente e amministratore delegato del Gruppo Mossi Ghisolfi, ci ha lasciati. Ieri, a seguito di forti crisi depressive di cui soffriva da tempo, ha deciso di compiere un estremo atto che ha posto fine alla sua vita», si legge. L’imprenditore non ha lasciato nessun biglietto d’addio, né nella sua automobile né nella sua abitazione a Tortona.
Ghisolfi, iscritto al Partito Democratico, aveva appoggiato Matteo Renzi alle primarie e aveva partecipato alla Leopolda. Un industriale “moderno”, sostenitore della green economy: aveva inaugurato alcuni mesi fa uno stabilimento a Crescentino, in provincia di Vercelli, dove viene prodotto il bioetanolo, combustibile naturale.
Tutto il mondo politico ha commentato la morte di Ghisolfi, con parole di stima per quello che rappresentava.
Roberto Cota, il leghista ex governatore della Regione Piemonte lo ha definito «un grande imprenditore, pioniere della chimica moderna», mentre Sergio Chiamparino, attuale presidente della Regione ha evidenziato la grande amicizia che aveva con Ghisolfi e la passione civile che lo contraddistingueva.