La vita degli altri: celebre film sul passato della Ddr (la Repubblica democratica tedesca) e sul controllo asfissiante della Stasi (la polizia politica), metafora della tragedia di un popolo vissuto attraverso le vicende di un gruppo di artisti. Non si può fare a meno di ritornare su quel film, trasmesso di recente in tv, peraltro, leggendo le ultime cronache sul Gttgate e sulla conversazione intercettata tra il presidente del Gruppo Torinese Trasporti Walter Ceresa e l’ormai ex capo di Gabinetto del Comune di Torino Paolo Giordana. Né si può negare, e non l’abbiamo fatto, una sorta di compiacimento nel vedere che “padre Giordana”, ultimo arrivato della politica, poliedricamente ambizioso e severo con chi lo ha preceduto, si sia scavato la fossa con le sue mani e non a causa dei vizi della passata amministrazione. Ma per fortuna dei grillini la “sbandata” di Giordana, mai organico al Movimento sociale Cinque stelle, non intaccherà il sacro grido “onestà, onestà” che si era levato la notte dell’elezioni vinte.
Però, c’è un che di stucchevole nella micragnosa evoluzione politica contenuta nel faldone di 800 pagine (notizia de La Stampa) che regge l’inchiesta Gtt. E, se vogliamo, si avverte anche qualcosa di ingannevole nell’atteggiamento di nostra signora Appendino che accetta le dimissioni del suo ex braccio destro e “sindaco ombra” per aver cercato di insabbiare la multa comminata da un controllore Gtt ad un suo amico. Perché di ragioni per licenziare Giordana, la sua datrice di lavoro ne ha avuto tante e di ben più serie, prima di vederlo rotolare nella polvere e cadere miseramente in disgrazia. E non parliamo soltanto della gestione della fattura da 5 milioni dovuta a Ream e dei fatti di piazza San Carlo, ma ad un modo tutto originale di interpretare il rispetto dell’umanità da parte del suo fedele collaboratore. Un “rispetto” filtrato dai corridoi di Palazzo civico e, man mano che la sua ombra si espandeva, modellato dalle cronache dei quotidiani che alla luce del sole contribuivano a dare a quell’ombra nomi e immagine di sfrenata onnipotenza, di uno salito in cattedra direttamente dai banchi di scuola su cui sedeva prima del 19 giugno 2016. Certo, il licenziamento sarebbe stato per nostra signora Appendino lo specchio della propria inadeguatezza nella scelta dei collaboratori, ma altresì avrebbe recuperato un raro atto di autorevolezza unito al proposito sincero rivolto ai cittadini di saper e voler rimediare.
Al contrario, ancora una volta è La vita degli altri che corre in soccorso della debolezza politica con la l’invasione di cimici che frugano nei comportamenti e anche negli sfoghi veementi. Come quello di un recente passato di Stefano Lo Russo, registrato a dolersi delle scelte in Comune della diade della simpatia Sergio Chiamparino e Tom Dealessandri, sindaco e vice fino al 2011. Parole critiche che probabilmente fanno da supplenza all’incapacità – si azzarda – di condurre anche una battaglia all’interno del Pd, ma che finiscono per trasformarsi in un pettegolezzo di comari, molto colorito, molto meno rischioso. Almeno fino ad oggi.