di Enrico Peyretti
Su Grecia-Europa, non possiamo essere registratori passivi della situazione, dei rapporti diseguali di forza, e del criterio “in-equo” prevalente, della mentalità conforme e rassegnata.
Scriviamo prima di una conclusione della trattativa tra Grecia di Tsipras ed Europa.
Per evitare la rabbia disperata, bisognerà che si facciano dei passi reali guidati da alcuni principi come i seguenti:
– la giustizia vale più e deve prevalere sull’interesse particolare;
– gli errori di un governo passato non devono ricadere sul popolo, anche se il popolo lo aveva votato;
– un popolo, come una persona, quando è nel bisogno, anche se ha sbagliato, anche se è colpevole, va aiutato;
– la vita vale più del debito: la regola del Giubileo – temporaneità e non eternità dei debiti, per ristabilire periodicamente libertà uguali – è regola del vivere insieme, cioè della politica;
– in Europa, come in tutto il mondo umano, il forte deve aiutare il debole: la “politica”, cioè la civiltà, cioè l’umanità (polis = civis humana) è questa: la rivalità e la competizione sono in-civili, fuori dalla città umana; la politica degli interessi separati e contrapposti non è politica ma guerra, perciò è da bandire;
– in Europa la Germania coi suoi interessi vale quanto la Grecia: in una comunità civile i vasi sono comunicanti;
– tutto ciò non è utopia ma realismo, cioè condizione per conservare la realtà umana, ed evitare la distruzione: nel pericolo, l’utopia coincide col realismo (come diceva Balducci sulla situazione atomica);
– “Ci sono beni sufficienti per tutta l’umanità, non per gli egoismi di alcuni” (così Gandhi, papa Francesco, ogni persona sensata);
– i prestiti in denaro, tra stati come tra persone, per non essere reato di usura, devono commisurarsi alle possibilità reali di restituzione da parte del beneficiario: è esigenza civile la moderazione degli interessi, la dilazione senza aggravamento, la remissione.
Su questi principi si misura la nobiltà e civiltà dell’Europa, oppure il suo fallimento e ricaduta nei nefasti interessi nazionali.
«Questa economia uccide». L’economia umana, invece, è la “regola” (nómos) per con-vivere nell’unica “casa” (oíkos) umana, per produrre e distribuire equamente, da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni, e non è l’arena cruenta della concorrenza tra avidità e solitudini bisognose.