di Moreno D’Angelo
Il fantasmagorico grattacielo del Lingotto, il più alto d’Italia, ormai prossimo alla fine dei lavori, avviati nel novembre 2011, che ospiterà gli uffici e oltre duemila dipendenti della Regione Piemonte, è finito sotto la lente della Procura della Corte dei Conti e della Guardia di Finanza che vuole vederci chiaro, a cominciare dall’entità della parcella del suo “ideatore” Massimiliano Fuksas.
Secondo le prime indiscrezioni il compenso sarebbe di 4 milioni di euro superiore a quanto previsto dalle tabelle professionali. Su questo punto si attende la valutazione dell’Ordine degli architetti di Milano.
La citazione ha riguardato anche alcuni funzionari amministrativi che verranno ascoltati nell’ambito di un nuovo filone giudiziario che entrerà nel merito dell’affidamento dei lavori per i quali si sospetta la mancanza degli ordinari requisiti di concorrenza.
Il grattacielo, 205 metri, 41 piani fuori terra e due interrati, è stato costruito sulla base dei principi più moderni di sostenibilità ambientale e risparmio energetico. Oltre a duemila dipendenti regionali, ora dispersi in 27 sedi, il grattacielo ospiterà una serie infinita di servizi, auditorium, sala congressi, ristoranti, asilo e palestra.
Nel rispondere alle polemiche il noto architetto ha dichiarato di essere disposto a rinunciare alla discussa parcella considerata troppo elevata. Fuksas ha ricordato come la prestigiosa opera, che è “una sua creatura”, non lo veda di fatto più protagonista dei lavori di completamento e parla di estromissione dai cantieri dei suoi collaboratori e di variazioni che hanno cambiato la natura del suo progetto iniziale. La sua rinuncia alla parcella sarebbe, nelle intenzioni di Fuksas, legata al fatto che non vengano apportate da altri soggetti modifiche, rovinando il piano architettonico del suo progetto di cui vorrebbe tornare ad avere il pieno controllo.
La stampa di destra è stata subito pronta a “sparare” sul noto architetto “rosso”, spesso polemico ospite nei talk show televisivi, accusato di gonfiare le sue già laute parcelle.