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domenica, 8 Settembre 2024

Giallo al Sant’Anna, neonato di 19 giorni muore per intestino perforato

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Mattia Conrado era nato prematuro lo scorso 17 gennaio, assieme al gemellino Lorenzo. Pesava appena un chilo e 180 grammi, ma a parte questo, nel reparto di terapia intensiva neonatale del Sant’Anna dov’era ricoverato, non sembravano esserci grandi problemi. Invece il piccolo è morto il 4 febbraio, a soli 19 giorni, a causa dell’intestino perforato. Una tragedia di cui i genitori Oscar Conrado e Pamela Torcia, di 30 e 26 anni, non riescono a farsi una ragione, tanto che si sono rivolti a un avvocato e alla Procura perché siano chiarite le cause del decesso. L’autopsia verrà svolta da Gaetano Buffalmante, direttore della Sezione di Anatomia Patologica del Dipartimento di Scienze della Salute all’Università di Milano.
«Si tratta di una morte improvvisa e inspiegabile – dicono mamma e papà, che abitano a Chivasso e hanno già un’altra bimba di un anno e mezzo, Gaia – nostro figlio è nato prematuro alla ventisettesima settimana, ma nessuno dei medici ci ha mai detto che corresse un rischio simile». Durante la sua breve vita, il peso di Mattia era salito di due soli etti. «Lo hanno nutrito con il mio latte attraverso un sondino, come anche Lorenzo – racconta Pamela – Forse è stato proprio un sondino a bucargli l’intestino».
Una spiegazione che però non avrebbe alcun fondamento scientifico secondo il primario Daniele Farina, che ha ammesso che si è trattato di una morte incomprensibile, al punto che i medici hanno chiesto, prima dei genitori, l’avvio delle pratiche per l’autopsia. «Una delle complicazioni, quando si parla di un neonato prematuro – spiega – è proprio la perforazione intestinale, dovuta all’immaturità delle pareti dell’intestino. Ma possono esserci altre cause, come un’infezione. Per questo motivo siamo stati i primi a richiedere l’autopsia, e ci sorprende che i genitori si siano rivolti a un avvocato, sapendo che non avremmo nascosto nulla del risultato. La morte di un bimbo è sempre una tragedia immensa, che sconvolge prima di tutto noi. Anche noi vogliamo e dobbiamo sapere che cosa è accaduto, ma non è certo un caso di malasanità. Anche l’intervento del medico, quella mattina, è stato immediato: non si è perso tempo. Io stesso sarò presente all’autopsia per capire».
Intanto, quello che resta il dolore di due genitori che non si danno pace. «La mattina del 4 febbraio alle 3 e mezza ci è arrivata la telefonata dal Sant’Anna. Ci hanno detto di andare subito in ospedale, che Mattia era improvvisamente peggiorato. “Peggiorato da cosa?” ho chiesto. Quando la sera prima me ne sono andata dal reparto nessuno mi ha detto che ci fossero dei problemi, né per lui né per Lorenzo». Ma la corsa contro il tempo non è stata abbastanza rapida. «Non siamo arrivati in tempo, ho potuto tenerlo un po’ in braccio quando già era morto… Mi hanno detto che verso l’una e mezza di notte la pancia di Mattia ha iniziato improvvisamente a gonfiare, hanno fatto un’ecografia, consultato un chirurgo, ma la situazione è precipitata in fretta e non è stato possibile fare nulla per salvarlo».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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