«Giovane, appassionato, ottimo conoscitore della città e capace di relazionarsi con gli stakeholder nonché con le attività produttive del territorio. E con idee, freschezza, lungimiranza e visione: in un aggettivo solo, il candidato sindaco di Italia Viva dovrà essere “vivace”».
Sono gli elementi essenziali disegnati dall’onorevole Silvia Fregolent, renziana di ferro e tra i fondatori di Italia Viva in Piemonte, nell’identikit del futuro primo cittadino di Torino. Lo ha dichiarato domenica scorsa all’incontro di lancio della nuova creatura politica «Italia Viva sarà il partito che manderà a casa Chiara Apppendino» e rilancia, con entusiasmo.
Onorevole Fregolent, Italia Viva che progetti ha per Torino?
Ciò che vogliamo è riportarla a ciò che era: la città vivace, che dalla profonda crisi economica dei primi anni ’90 seppe trovare spunto per reinventarsi, diventando città di servizi, ricerca e innovazione tecnologica, e meta turistica, congressuale, universitaria. Da tre anni assistiamo a un profondo declino: diceva Appendino nella sua campagna elettorale che Torino era la città delle code ai musei ma anche delle code alla Caritas, e promise di cancellarle. Oggi, non solo le code alla Caritas continuano, con una povertà sempre più pesante, ma anche il turismo nella nostra città ha subito flessioni negative.
Però nel Partito Democratico piemontese c’è chi non obbietta a un’alleanza coi Cinque stelle, fosse anche per una convergenza su un candidato civico. Lei che dice?
Mai e poi mai: niente alleanze e niente patti con chi sta declassando la città. Ho colto sia nelle parole del segretario regionale del Pd che della vicesegretaria degli spiragli nei confronti dei cinque stelle ma noi di Italia Viva siamo assolutamente contrari a ogni apertura.
Ma a livello nazionale l’accordo c’è stato e potrebbe funzionare, e anche in Umbria…
In Umbria hanno deciso così e vedremo cosa succederà ma a Torino non ci sono margini. Almeno non per noi. A livello nazionale si trattava di arginare con urgenza un vicepresidente del Consiglio che, in costume da bagno e da un cubo dal Papetee chiedeva pieni poteri. Si è cercato di proteggere il Paese da una deriva pericolosa e soltanto grazie a una nuova maggioranza parlamentare è stato possibile. Una cosa diversa è applicare la medesima strategia sul territorio locale.
Insomma niente feeling pentastellato, niente strizzate d’occhio?
L’unica cosa che vogliamo fare con Appenino e i suoi è mandarli a casa.
La ricerca del candidato civico, che arrivi dalla società civile, non corre il rischio di diventare un motivetto tipo le canzoni dell’estate, che ripetono in tanti?
Per Italia Viva è un percorso che è già iniziato. La società civile è in fermento da molto e le necessità delle associazioni, gli stimoli che arrivano dai cosiddetti stakeholder sono da ascoltare e trasformare in progetti. Il progetto Castellani nacque così: fu una grande rivoluzione civica, che prese possesso della città, per risvegliarla, per ridarle identità. Oggi serve questo.
Che mi dice delle periferie? In fondo sembra che abbiate perso lo scranno di Palazzo Civico proprio perché vi hanno voltato le spalle
Le periferie rappresentano da sempre un nodo importante per lo sviluppo di ogni idea di città, perché è in periferia che si sviluppano le maggiori problematiche: io in periferia ci sono nata e cresciuta. Gli ultimi arrivati, sono costretti a fare a gara coi penultimi per ottenere spazio, visibilità, credibilità. La mia è una famiglia veneta, immigrata a Torino; i veneti non erano ben visti ma vennero accettati quando ci furono le immigrazioni meridionali e questi furono accettati e inclusi definitivamente quando iniziarono le prime immigrazione dagli altri Paesi. Sono da sempre una polveriera. Non è una scoperta degli ultimi anni: alle periferie vanno dedicati attenzioni e progetti e lo faremo.
Ci dice chi sarà il vostro candidato sindaco?
No, perché non c’è un nome. Stiamo percorrendo un percorso, valutando le forze civiche attuali disponibili. La classe politica dirigente attuale è al suo esaurimento. Per questo serve una grande operazione per ricreare tutte le condizioni affinchè Torino rinasca, con nuove energie, nuovi talenti, e visioni vincenti.