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domenica, 8 Settembre 2024

Fifa 17, la rottura del Day One vale più del referendum

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

di Bernardo Basilici Menini

Come ogni anno, all’uscita di Fifa 17, uno dei videogiochi più venduti e popolari al mondo, si comincia a vociferare la famosa rottura del Day One: la messa in commercio del videogame da parte di alcuni rivenditori prima della data indicata dal produttore. E, come ogni anno, l’argomento per molti diventa il principale tema di interesse per diversi giorni.

Questa edizione non fa eccezioni rispetto al passato. Se la data prevista per l’uscita è quella del 29 settembre, appena si sono diffuse voci sulla possibilità di ottenerlo in anteprima, i forum e i social network sono stati immediatamente intasati dalla notizia, con centinaia di migliaia di persone alla ricerca di una rivelazione, di una data o di un luogo. Fifa 17 è diventato in molti spazi il principale argomento di conversazione. Più del referendum di novembre.

Per alcuni versi non c’è da stupirsi: nell’era d’oro del digitale e del videogame la EA Sports, produttrice di Fifa, riesce da anni a proporre un titolo amatissimo, in grado di vendere più di diciassette milioni di copie l’anno del mendo e di battere la concorrenza, superando ormai nettamente le vendite del videogame arcirivale storico, Pro Evolution Soccer, della Konami. Il titolo, inoltre, viene innovato costantemente sia a livello tecnico e grafico sia a livello contenutistico: solo quest’anno è stata resa disponibile una nuova modalità “viaggio” in cui si vestiranno i panni di un astro nascente del calcio inglese, Alex Hunter, è stata modificata la fisica del gioco per migliorare il controllo palla, sono stati resi disponibili tutti gli stadi della Premier League. Ottime migliorie, per un videogiocatore, ma che stanno tenendo banco più delle questioni importanti di politica nazionale.

Per quanto in determinati contesti sia normale che l’interesse verso lo svago superi quello per i temi “alti”, non si può non considerare come il referendum del prossimo novembre, che potrebbe avere ripercussioni nettissime sulla vita e sul futuro del Paese, sia spesso relegato in secondo piano rispetto all’uscita anticipata di un videogame o della scomparsa del jack audio in un nuovo telefono. E si ha l’impressione che spesso la platea di pubblico sia ben distinta: l’una, appassionata ai videogame, che non prende contatto con questioni importanti, l’altra interessata a queste ultime, ma che non riesce a uscire dalla propria nicchia.

Matteo Renzi e Orfini giocano alla playstation durante l'attesa per le amministrative 2015
Matteo Renzi e Orfini giocano alla playstation durante l’attesa per le amministrative 2015

L’anteposizione della dimensione ludica è avvenuta talvolta anche nel mondo della politica istituzionale. Qualcuno ricorderà, ad esempio, quanto durante le elezioni regionali dello scorso anno Matteo Renzi e Orfini si fecero ritrarre in foto mentre giocavano a Pro Evolution Soccer, il secondo gioco di calcio più popolare al mondo, postando il tutto sui social network. Una mossa di comunicazione, sicuramente, che tuttavia da bene l’idea del rapporto che viene proposto anche dalla politica tra se stessa e il mondo del gioco.

La rottura del Day One è da anni un momento apicale di squilibri. E qualcuno potrebbe addirittura ironizzare su un fatto: se la EA Sports ha fissato la data di uscita di un videogioco con mesi di anticipo, il popolo italiano ancora non sa quando sarà chiamato al voto per decidere del proprio destino.

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