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sabato, 27 Luglio 2024

Femminicidi. L’autocritica dei giornalisti: “Raccontare con il giusto linguaggio”

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Moreno D'Angelo
Moreno D'Angelo
Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2007 nella redazione di Nuova Società e dal 2017 collaboratore del mensile Start Hub Torino.

“Non importa se usciva da sola, se era ubriaca, se lui era un bravo ragazzo preda di un raptus. Quegli uomini sono  assassini. Non esiste amore criminale, chi uccide non ama”. 

Importante iniziative e presa d’impegno del sindacato dei cronisti romani (Scr) e del Gruppo di cronisti lombardi (Gcl) sul come raccontare la violenza di genere. I giornalisti, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, hanno realizzato un breve ed efficace videodecalogo con le principali espressioni da bandire nei resoconti giornalistici sui casi di femminicidio.  Termini da evitare in quanto elementi assolutori, o addirittura offensivi e sottilmente insinuanti, dell’atto compiuto dal colpevole di violenza contro una donna. Questo per sradicare i residui di una cultura maschilista che influisce sulla corretta narrazione dei fatti.  

“Troppe volte nelle cronache si ricorre a frasi fatte che possono, anche se involontariamente, sminuire il dramma del femminicidi. Termini che sbiadiscono la volontà di quello che non è un bravo ragazzo, non è un uomo colpito da un raptus ma solo un assassino. In tanti anni di carriera sarà successo anche a me e per questo occorre intervenire e impegnarsi”. E’ l’autocritica del presidente del sindacato dei cronisti romani Fabrizio Peronaci che, d’intesa con il collega milanese a Fabrizio Cassinelli, precisa: “Come operatori dell’informazione abbiamo il dovere di contribuire alla crescita civile del paese. La sofferenza di un’intera nazione per la fine di Giulia Cecchetin pone alla ribalta con forza, come non è successo in questi anni, il tema del contrasto ai femminicidi. Un ruolo importante può averlo il linguaggio che noi cronisti utilizziamo tutti i giorni nella narrazione di episodi che riguardano soprusi nei confronti delle donne. Abbassare la guardia sull’attenzione del linguaggio significa produrre degli articoli che possono banalizzare  e giustificare la violenza maschile sulle donne , consolidando,  come ha ricordato la sorella di Giulia Cecchetin, una situazione pratriarcale”.  

Questo il videodecalogo: https://bit.ly/3Gf59Ps

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