16 indagati e tre imprenditori arrestati nel corso dell’operazione Icaro condotta dalla Guardia di Finanza tra Torino, Milano, Roma e altre numerose città, e scaturita dall’inchiesta della procura di Torino in merito a reati connessi a fallimenti per oltre 40 milioni di euro.
Al centro dell’inchiesta tre società, collegate tra loro, che si occupavano di stampa di quotidiani e settimanali nazionali. Secondo l’accusa sarebbe stata creata una riorganizzazione degli assetti societari far far accentrare tutta la crisi su una sola delle tre realtà, svuotando dei beni le società collegate già fortemente indebitate e ritardando il momento di emersione della crisi.
Gli indagati avrebbero aggravato il dissesto, proponendo al Tribunale di Torino l’istanza di ammissione alla procedura del concordato preventivo e indicando nel piano concordatario, quali asset utili a soddisfare i creditori, un immobile – risultato poi gravato da ipoteca – e delle fideiussioni inesigibili, rilasciate da una società non autorizzata a tale attività. Nell’indagine sono coinvolti anche noti professionisti, che avrebbero reso pareri e assistito gli indagati nella predisposizione dei piani di ristrutturazione aziendale e di ammissione a procedure concordatarie.