Si riservano di parlare ancora al condizionale gli inquirenti che indagano sulla morte di Elena Ceste, ma sembra sempre più certo che la casalinga di Costigliole d’Asti non si sarebbe uccisa. Al contrario, si tratterebbe di un omicidio volontario e premeditato.
A dirlo le analisi che gli esperti stanno conducendo in questi giorni sui poveri resti della donna e sul luogo in cui sono stati ritrovati dopo nove mesi di mistero. Infatti, anche se dall’autopsia non sono emersi segni evidenti di morte violenta tutto fa pensare che dietro quel corpo fatto in pezzi irriconoscibili ci fosse un piano premeditato.
Se Elena fosse davvero stata uccisa il suo assassino doveva aver pianificato con cura come nascondere il cadavere, magari con dei sopralluoghi in quella roggia di Chiappa d’Isola dove solo una casualità lo ha fatto scoprire. Anche perché sepolto il quel luogo poco battuto il corpo sarebbe stato assorbito dall’ecosistema distruggendosi in poco più di un anno.
Ma a rendere difficile il lavoro degli investigatori ci si è messa anche la natura perché, in quei nove mesi passati tra acqua e fango, alcune parti del corpo sono diventate quasi irriconoscibili. Infatti, manca quasi totalmente il collo, che avrebbe potuto dare indizi importati, ad esempio, di un possibile strangolamento.
Per questo per avere qualche certezza in più sulle cause della morte si attendono gli esiti degli esami tossicologici sui resti che potranno accertare l’eventuale presenza di droghe o veleni nel corpo della donna.