Elena Apollonio, consigliera comunale e presidente della Commissione Pari Opportunità, è stata appena eletta segretaria regionale di DemoS (Democrazia Solidale), dopo un congresso che ha visto la partecipazione di tutti i protagonisti della sinistra torinese a partire dal sindaco Stefano Lo Russo.
DemoS, di cui Apollonio è stata fondatrice, è una sorta di sentinella che intende impegnare e rilanciare valori base della sinistra come solidarietà sociale e una reale democrazia che coinvolga la base esaltando le sue espressioni.
Questo non in modo autoreferenziale e didascalico ma attraverso un approccio che guarda al futuro, alle nuove generazioni, ai nuovi lavori, senza dimenticare i valori spirituali e soprattutto mantenendo la propria identità e autonomia come soggetto politico. Non a caso tra i suoi associati vi sono persone dei ceti e delle realtà più diverse, tutti uniti su alcuni valori di impegno sociale.
Alla nuova segretaria regionale, autentica anima di questo movimento dal respiro nazionale, abbiamo posto alcune domande.
Quali sono le priorità di DemoS ?
“Viviamo in un tempo di profonde trasformazioni e proprio per questo ora più che mai abbiamo bisogno di politica, di “buona” politica. La politica deve riprendere lo spazio suo proprio di strumento per la ricerca del bene comune, assumendo il ruolo di istituzione a servizio del progetto della comunità. La politica è nata per costruire la pace, nasce dalla comprensione che una società che si basa sulla guerra non si sviluppa, e in molti casi non risolvono nemmeno le cause dei conflitti. Il ruolo del politico è proprio la ricerca di questo bene.
Ridare dignità alla politica oggi significa risolvere le ingiustizie, perché senza giustizia non può esserci pace. Educare alla pace è fare politica perché significa promuovere giustizia sociale e ambientale. Comprendere cosa significhi ecologia integrale significa comprendere che siamo tutti interconnessi non solo tra di noi ma con tutto il creato e che nessuno si salva da solo.”
Come si è legata e come è nata DemoS?
“DemoS nasce come partito vero e proprio nell’ottobre 2018 ma è presente nella Camera e in Senato dal 2015 come associazione creata da alcuni parlamentari e senatori provenienti dall’esperienza di Scelta Civica, dal mondo del terzo settore e dell’associazionismo. Sono tra i fondatori dell’associazione, insieme a Mario Giro, che ebbi l’onore di conoscere per lavoro, occupandomi da oltre vent’anni di cooperazione internazionale, nella sua veste di sottosegretario alla cooperazione durante il governo Monti quando Andrea Riccardi divenne Ministro della Cooperazione Internazionale .”
In cosa vi distinguete dalle diverse realtà socio politiche espressione del centro sinistra?
“Pratichiamo solidarietà. Per noi fare politica non è solo affermarne il valore ma è praticare solidarietà tra la gente, per strada, nel nostro impegno quotidiano . Per noi i più deboli, gli ultimi, quelli che sono dimenticati da tutti sono la priorità. Sono la guida del nostro agire politico e civile. Siamo convinti che solo una società a misura dei più fragili possa dirsi davvero civile, perché a misura davvero di tutti.”
L’Italia ha mostrato grande solidarietà verso i profughi ucraini e sostiene la resistenza contro l’aggressione russa. Quale sono le sue riflessioni in merito?
“Le guerre nell’epoca della globalizzazione sono globali. In un sistema fortemente interconnesso ciò che succede in una parte del mondo riguarda il mondo intero e nessuno si salva da solo. Occorre tenere bene presente che la guerra è sempre una scelta e non è mai un accadimento e che travolge tutto e stravolge la vita dei popoli. La guerra ha una sua logica interna e nessuno in realtà riesce poi a controllarla. Non risolve nulla ed è soprattutto uno strumento obsoleto. Questa guerra ci ha colti impreparati perché in realtà l’Europa, che ha vissuto 70 anni di pace, non ha “preparato la pace”. I popoli non vanno umiliati. Occorre fare un lavoro costante di dialogo e riconoscimento delle reciproche differenze. Occorre abbattere muri e costruire ponti.
Purtroppo l’Europa e il mondo interno non riescono ancora a abbandonare l’uso delle armi. Se vuoi la pace prepara la guerra…siamo ancora fermi li. Ciò detto, esistono forze di pace mondiali che certamente svolgono un importante ruolo di peace keeping, ma quello che più mi fa sperare è la cultura di pace che nasce dal basso, dalle città e dalle persone che le abitano. E’ questa l’unica strada, non ne esistono altre. E’ la lenta strada al riconoscimento del valore della vita, della bellezza, della fratellanza universale”.
La guerra ha ribaltato il quadro politico. Per Demos pace e non violenza sono priorità assolute, ma cosa pensa rispetto al sostegno armato per evitare che l’Ucraina diventi una nuova Bielorussia con un presidente gradito a Mosca con mandato pluridecennale?
“E’ mancata la diplomazia, si è rinunciato al dialogo. L’Europa, patria dei diritti e della democrazia ha perso una grande occasione. La guerra è uno strumento terribile oltre che vecchio. Se una cosa dovrebbero averci insegnato le due grandi guerre del ‘900 è che non ci sono vincitori e vinti. Una guerra fa perdere tutti. Distrugge persone, divora la terra, segue logiche che alla fine nessuno controlla davvero. Le guerre terminano perché alla fine ci si siede a un tavolo e si tratta. Ecco allora si sarebbe potuto anticipare questo momento e risparmiare tanta sofferenza. La guerra è assurda, inaccettabile. Ogni volta che distruggiamo una parte del pianeta o, peggio ancora, arriviamo a uccidere, in realtà stiamo uccidendo una parte di noi“.
Da un lato viviamo una società sempre più alienata mentre dall’altro si registrano continui slanci solidali di base che non hanno colore.
“La solidarietà è sempre positiva ma, se si limita a singole buone volontà, difficilmente riesce a approdare a un progetto più ampio. Praticare solidarietà, farla entrare nella dimensione quotidiana, scegliendo consapevolmente. Siamo a un bivio e dalle scelte che sapremo fare nei prossimi anni dipenderà il futuro della terra e delle persone che la abitano. Occorre ritrovare uno sguardo diverso sul mondo e sulle persone, prima di tutto occorre disarmare i cuori.”
Le nostra Europa è sempre più vecchia e cresce enormemente il bisogno di aiuto per anziani, persone sole e malate in un contesto in cui la famiglia funge sempre meno da parafulmine sociale.
“Gli anziani sono dimenticati e la cultura dello scarto, che guida buona parte delle società occidentali, è spietata. Non concede spazio agli anziani e ai più fragili. Il Covid ha allargato la forbice sociale con famiglie e gli ultimi che hanno pagato il prezzo più alto.
Molti anziani sono morti in solitudine nelle RSA. Un’autentica strage silenziosa Questo è inaccettabile, inumano. Ci siamo battuti e ci stiamo battendo perché anche gli anziani possano avere un progetto, E’ un’età da inventare che può essere una grande risorsa per la società tutta. Anche le donne hanno patito molto, sono state licenziate, hanno subito violenze. Per non parlare di chi ha perso il lavoro, dei giovani sempre più soli e dei senza fissa dimora. Occorre ripartire dagli ultimi, nessuno deve restare indietro”
Ultima domanda: DemoS è una realtà nazionale. Per lei cosa significa diventare segretaria piemontese e quali obiettivi si pone a livello locale?
“Ci saranno responsabilità nuove. Ci saranno le prossime sfide elettorali da preparare. Ci sarà l’impegno a fare crescere la nostra realtà politica riavvicinando chi della politica non ne vuole più sapere. Il mio sogno è la mia speranza più grande sono le giovani generazioni. Come mamma di due ragazzi sento naturalmente questa responsabilità. Ma ho un altro sogno che è quello di una politica che sappia essere oltre che solidale e plurale anche femminile. L’apporto femminile è guardare l’essere umano nella sua dimensione positiva che è vita. Fa parte dell’esperienza femminile il primato della persona e la qualità della vita. Siamo in un momento in cui è necessario raccogliere l’esperienza femminile che è stata e sarà determinante nella costruzione di un processo di pace. Oggi abbiamo bisogno di pensiero complesso, poiché complessa è la persona. Per governare bene l’attualità è necessario avere la dimensione della complessità per prendere decisioni, facendo il minor numero di errori possibile. Ecco credo che in un contesto come quello attuale il pensiero femminile possa avere in se la qualità per rispondere alla sfida della complessità. Le ferite sono molte e riguardano il pianeta oltre che le persone. Occorre ricucire con pazienza, rimettere insieme i pezzi. Riconnettere i territori, le persone, ricreare comunità di dialogo capaci di cura. Questa è la sfida delle grandi città del mondo, questa è la più grande sfida della nostra regione.”