Alla torinese Elena Apollonio, anima del movimento Demos (Democrazia Solidale), spirito critico, candidata nelle lista civica Piemonte ambientalista e solidale, abbiamo posto alcune domande alla vigilia delle elezioni regionali piemontesi. Apollonio, madre di due figli, volontaria della comunità di Sant’Egidio, dal 2021 è consigliera comunale e Presidente della Commissione diritti e pari opportunità del comune di Torino.
Il laboratorio Demos, portatore di un confronto aperto e progressista, quali proposte, quali priorità e quale criticità ha elaborato per il Piemonte alla vigilia di elezioni non certo facili per la sinistra?
La priorità assoluta è la giustizia sociale. La salute delle nostre cittadine e dei nostri cittadini, il lavoro, l’istruzione, la casa. Di fronte alla povertà in aumento mancano risposte adeguate delle istituzioni. La povertà economica, educativa, relazionale è un’emergenza pari se non più grave a quella ambientale e climatica e, per noi DemoS, non si sta affrontando con il giusto passo. Poi c’è la pace che è precondizione di ogni politica di sostenibilità sociale, economica e ambientale
Che senso ha dirsi civici ed ecologisti oggi (vista la presenza di altre liste che si rifanno all’ambientalismo)?
Il nostro approccio non è ideologico ma parte dall’esperienza di ciascuno di noi. Mettiamo a disposizione competenze e proposte maturate nella nostra vita lavorativa e personale. Questo a nostro avviso è un valore aggiunto. Poi il nostro obiettivo non è certo erodere il consenso dei partiti ma semmai recuperare fiducia di chi non vota più perché ha perso fiducia nella politica più paludata
Cosa pensa di Gianna Pentenero che guida la sfida al presidente Cirio?
Gianna è una combattente gentile ma determinatissima. “Dritta al punto” non potrebbe essere slogan più adeguato. In campagna elettorale ha fatto un grande lavoro di ascolto e “ricucitura”
Cosa la spinge oggi a continuare nel suo impegno politico?
Come dicevo prima, il senso di responsabilità. Chi può mettere a disposizione qualcosa della collettività può e deve farlo a mio avviso. Chiuderci nella comfort zone e poi lamentarci non ci rende una società migliore. Dobbiamo continuare a sperare e lavorare per un mondo più giusto, in cui anche le persone più fragili possano avere opportunità e vita dignitosa
Oggi si dicono tutti solidali e ambientalisti ma la realtà politica emergente è quanto mai preoccupante alla luce della svolta governativa in corso che, più che all’Europa, guarda all’Ungheria di Orban.
La guerra è tornata a essere considerata uno strumento della politica e questo per noi è gravissimo. Rispondere con armi e offensive militari porta solo altra guerra. Occorre fermarsi e tornare a riaffermare la pace come prospettiva storica e politica
Tanti si dicono pacifisti dando del guerrafondaio a Macron, mentre le bombe piovono sulla testa degli ucraini. Lei, esperta di cooperazione internazionale e di educazione allo sviluppo globale alla pace, cosa ne pensa?
Siamo pacifisti senza se e senza ma. Anni di impegno nella cooperazione internazionale mi hanno fatto vedere nel dialogo e nella mediazione l’unica strada percorribile nelle situazioni di conflitto. Le guerre non risolvono nulla, uccidono persone innocenti e arricchiscono pochi. Abolire la guerra e fermare la produzione di armi è qualcosa che non possiamo più rimandare
Come si sconfigge l’astensionismo e la disaffezione giovanile verso la politica?
I giovanissimi sono interessati ai temi della politica perché sanno che senza una buona politica non si costruisce il futuro, ma fanno fatica a impegnarsi in partiti paludati e che lasciano loro pochissimo spazio. Come dargli torto ?
Perché no a Cirio e a questa nuova destra?
Perché Cirio ha governato malissimo la sanità e perché la destra fa ancora fatica a dirsi chiaramente antifascista. Questo è per me inaccettabile.