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sabato, 27 Luglio 2024

Effetti della privatizzazione ai tempi del Covid-19

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Redazione
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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Faccio parte degli operatori in prima linea sul fronte della mobilità torinese, alle dipendenze di un’azienda di trasporto pubblico di totale proprietà comunale.

In questi momenti sono presenti non poche difficoltà in merito ai rischi di diversa natura derivati nell’attività stessa del Tpl urbano.

A fronte dell’attuale situazione in GTT, per l’appunto azienda di trasporto pubblico totalmente di proprietà del comune di Torino, dove migliaia di dipendenti si sono trovati sospesi dal servizio ed in una sorta di “cassa integrazione “ chiamata Fondo Bilaterale, sarebbe interessante chiedersi se i dipendenti, consulenti e collaboratori dello stesso Comune di Torino siano tutti loro in condizione di poter lavorare e se, di conseguenza, abbiano la possibilità di ricevere le spettanti erogazioni salariali.

Ma se così non fosse,  quale trattamento è stato riservato a loro?

In piena crisi emergenziale , assistiamo a nuovi organigrammi e nuove variazioni ad alte cariche della suddetta azienda Tpl di Torino.

Al di là di ogni ragionevole commento, ci sarebbe da chiedersi se ci siano state promozioni o variazioni apicali all’interno della Città di Torino, in questo periodo a dir poco surreale,

e cosa abbia  realmente portato la trasformazione dello status aziendale da Azienda Municipalizzata ad Azienda SpA nel corso degli anni.

Allo stato attuale sembrano spariti legittimi diritti acquisiti in precedenza ed, allo stesso tempo, aumentati rischi (principalmente a carico dei lavoratori) e disparità sociali, ad esempio in caso di allineamento dei costi gestionali.

Sembra come disporre di scialuppe di fortuna nel caso affondino grandi navi come la nostra, per le quali non è possibile accogliere tutti e non è detto si riesca ad arrivare alla terra ferma.

L’obbiettivo di privatizzare diversi settori del pubblico servizio, come la sanità o l’istruzione, ad oggi si è di fatto concretizzato proprio sul trasporto, in vari rami a livello locale e nazionale.

Agli svantaggi che il Tpl SpA incorre nel dover raggiungere gli utili necessari per la sua attività, si aggiungono i vincoli di un capitale, di fatto pubblico, e della peculiare funzione, rivolti a garantire mobilità, assistenza e sicurezza per tutta la collettività, a prescindere dagli introiti che ne potrebbero derivare…

Immaginiamo per un attimo che ricadute avrebbe potuto portare se lo stesso obbiettivo fosse stato raggiunto anche all’interno delle nostre scuole o dei nostri ospedali in un momento come questo…

Ci troviamo oggi davanti ad un  delicatissimo caso di emergenza sanitaria… e se domani si presentasse un’altra criticità tale da portare nuove esternalizzazioni o cessioni di rami aziendali in GTT, chi ne pagherebbe davvero più di tutti?

Davvero l’acclamato Fondo Bilaterle, voluto per un settore di pubblico servizio come il Tpl, è stata l’operazione migliore da fare per arginare le evidenti lacune del sistema S.p.A. per quelle aziende che sono alla stregua di qualunque altra pubblica amministrazione, piuttosto che studiare seriamente differenti provvedimenti , come la revisione giuridica delle stesse aziende Tpl, in favore di una maggior tutela verso utenti e lavoratori ed una maggior trasparenza amministrativa del bene comune?

Non credo sia impossibile, lo si è già fatto in passato e anche recentemente; basti ricordare la internalizzazione del personale ai servizi ausiliari nelle scuole statali.

Finito quest’incubo del codiv19, speriamo il prima possibile, confido che tutto questo possa far considerare, a chi di dovere, l’importanza di affrontare determinati interventi verso un particolare servizio come il nostro, sancito dalla Costituzione Italiana ed essenziale per la comunità.

A.M.

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