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sabato, 27 Luglio 2024

Eccezione Napolitano. I suoi quasi nove anni al Quirinale

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Giorgio Napolitano è stato il presidente della Repubblica nel bel mezzo della crisi. Una parentesi difficile ed ardua per il Paese, che non può dirsi terminata, che ha visto al timone dell’Italia Giorgio Napolitano, undicesimo capo di Stato della Repubblica e primo ex comunista al Quirinale. Eccezionalmente sono stati due i suoi mandati: quasi nove anni al Colle. Il gradimento della cittadinanza nei confronti di Napolitano, in questi anni, ha seguito un po’ le scie della crisi e dei cambi di governo: per quanto nelle polemiche, durante il governo Berlusconi Napolitano ha rappresentato per una parte di Paese una garanzia, andando a perdere appoggi e consensi con l’instaurazione del governo tecnico di Mario Monti e poi del governo rottamatore di Matteo Renzi, riacquistando però sul finire del suo supremo incarico un buona dose di empatia e affetto. Di seguito i momenti più importanti dei quasi nove anni di Napolitano al Quirinale.
I governi durante il novennato
Sono stati cinque i governi eletti durante la presidenza di Napolitano: Prodi II, Berlusconi IV, Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi. Spesso hanno fatto discutere le firme poste dal presidente in calce ad alcune controverse leggi: dal Lodo Alfano (estate 2008), che sospendeva i processi delle maggiori cariche dello Stato, al Legittimo impedimento (aprile 2010), lo scudo per premier e ministri utile a evitare le udienze giudiziarie. Leggi promulgate ma poi bocciate dalla Consulta perché ritenute incostituzionali. Fece tanto litigare le forze politiche anche lo scudo fiscale (ottobre 2009), comunque approvato da Napolitano, e il caso di Eluana Englaro (inverno 2009), occasione nella quale il capo dello Stato si rifiutò di dare il via libera al decreto del governo Berlusconi, varato per bloccare lo stop all’alimentazione forzata della ragazza, da diciassette anni in stato vegetativo.
Le grazie e le nomine
Ventitré le grazie concesse: da Ovidio Bompressi, ex di Lotta continua condannato per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi, al direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti, condannato per diffamazione. Cinque i senatori a vita nominati: il direttore d’orchestra Claudio Abbado, la studiosa delle cellule staminali Elena Cattaneo, l’architetto Renzo Piano, il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia. E, prima di loro, Mario Monti, che fu la personalità incaricata di supplire, con il suo governo di tecnici, alla crisi del Paese.
L’eccezionale secondo mandato
Il 20 aprile 2013, dinnanzi all’impasse del Parlamento, Napolitano accettò il mandato bis, venendo convinto dalle forze politiche. Un secondo mandato, dopo quello iniziato nel maggio 2006, prima volta nella storia della Repubblica, a 88 anni e dopo mesi di rifiuti. Dopo l’agguato dei 101 contro il nome di Romano Prodi, Napolitano venne rieletto con 738 voti, al sesto scrutinio.
La Trattativa Stato-Mafia
Il momento più difficile della presidenza Napolitano è sicuramente stato quello relativo al coinvolgimento del suo nome nell’inchiesta sulla trattativa Stato-Mafia, che è culminato il 28 ottobre 2014, con la Corte d’Assise di Palermo in trasferta al Colle, per ascoltare la testimonianza del presidente della Repubblica Napolitano: tre ore di udienza blindata nella sala del Bronzino in cui il presidente ha negato tutto, dicendo di non aver mai saputo di accordi tra apparati dello Stato e Cosa Nostra per fermare le stragi del 1992-93.
L’entrata di Matteo Renzi a Palazzo Chigi è storia recente. Napolitano ha evidentemente assolto il compito di ascensore istituzionale per la cosiddetta rottamazione d’Italia. Adesso la palla tornerà al centro, il Parlamento dovrà eleggere, Patto del Nazareno permettendo, un nuovo presidente della Repubblica.

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