di Fabrizio Petrarulo
Colpito da una malattia un anno fa, è morto questa mattina Valerio Zanone nella sua abitazione di Roma. Sindaco di Torino dal ‘90 al ’92 e per dieci anni segretario del Partito Liberale Italiano, avrebbe compito 80 anni il 22 gennaio.
La figura di Zanone ha attraversato la storia d’Italia durante la prima e la seconda Repubblica iniziando come consigliere regionale del Piemonte dal 1970, diventando poi segretario del Partito Liberale dopo Giovanni Malagodi, dal 1976 al 1985, e poi fino all’89 ministro in più governi, da Craxi a De Mita e Goria.
Con la fine del Pli, Zanone è entrato nell’Ulivo con Romano Prodi e nella Margherita con Francesco Rutelli, rifiutando invece ogni alleanza con il centrodestra. Tanto che anche quando malato lottò per evitare che la Fondazione Luigi Einaudi di Roma, da lui presieduta per tanti anni, finisse nelle mani di Berlusconi. Ha chiesto di venire ricordato sulla sua tomba al cimitero Monumentale di Torino con una sola parola: “Liberale”.
E’ scomparso un politico galantuomo
di Diego Novelli
La scomparsa di Valerio Zanone rappresenta per la politica italiana la perdita di un uomo onesto, colto, un liberale sensibile sul piano sociale, aperto al confronto delle idee e non di spirito aprioristico, antifascista per principio perchè ripudiava ogni forma di violenza.
Per chi lo ha conosciuto sin dai tempi del giovanile impegno politico, pur da opposte sponde partitiche, non può non riconoscergli la pratica della tolleranza, la scelta della ragione, con rigorosa fermezza nelle idee e nei principi in cui credeva.