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sabato, 27 Luglio 2024

E Civati attacca: "Sfiducia a Cancellieri"

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«E ora basta con le ambiguità sul caso Cancellieri». Pippo Civati, uno dei quattro candidati alla segretaria del Pd, decide di sparigliare i giochi e dare voce ad un malcontento che è sempre più forte nei gruppi del Pd alla Camera e al Senato. L’attrito sempre meno strisciante fra molti parlamentari e i vertici del partito potrebbe risultare evidente con il dibattito innescato dalla mozione depositata dal Movimento Cinque Stelle. Una mozione che molti Democratici vorrebbero votare a dispetto delle raccomandazioni di Enrico Letta e del presidente Giorgio Napolitano che, negli ultimi giorni, non hanno perso occasione di mandare messaggi di sostegno ad una guardasigilli sempre più traballante. Domani Civati presenterà un suo testo di mozione all’assemblea del gruppo.
«Il Pd dice di non poter sfiduciare la Cancellieri perché non si può votare la mozione del M5S, segnalo che ne possiamo presentare una noi».
E la decisione di Civati rischia di fare esplodere una tensione che sta covando sempre più evidente e non solo per il dibattito congressuale del Pd. Infatti, se da una parte la semi scissione fra neoforzisti e alfaniani non sembra, per ora, aver compromessa la tenuta del governo, la vicenda Cancellieri sembra poter riaprire vecchie ferite che risalgono ai giorni dell’elezione del presidente della Repubblica. Intanto il fuoco di sbarramento all’interno del Pd è già partito ed è lo stesso Civati a denunciare quelli che definisce «atteggiamenti ipocriti». Non è possibile, spiega ancora, passare sopra una vicenda come questa e se è vero, ricorda Civati che la stessa ministra Cancellieri si è detta, pur con tutti i se e i ma del caso, disposta a dimettersi, adesso la prospettiva potrebbe essere molto meno ipotetica e molto più concreta se dovessero essere raggiunte le sessanta firme necessarie alla presentazione della mozione di sfiducia. Nel gruppo Pd potrebbe esserci una saldatura fra i sostenitori di Civati e quelli di Matteo Renzi. Anche il sindaco di Firenze sembra orientato all’opportunità delle dimissioni da parte del Guardasigilli, possibilmente prima del voto in aula.
Per Stefano Fassina, Civati deve stare a quanto decide la maggioranza del partito: «Non è accettabile l’idea di un partito in cui uno si sveglia e presenta una mozione di sfiducia». Più possibilista Dario Franceschini che però mette un limite ben preciso: non si può votare la mozione del Movimento Cinque stelle.
L’argine eretto a difesa della ministra della Giustizia, però, è sempre più fragile, investito dalle ultime notizie circa i presunti, ripetuiti contatti telefonici fra Cancellieri e la famiglia Ligresti, in modo particolare con il fratello di Salvatore, Antonino. Su questi contatti, dovrà decidere la procura di Torino, ma il caso che sembrava chiuso, con la relazione al Parlamento del 5 novembre scorso, è di nuovo drammaticamente riaperto.

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