di Moreno D’Angelo
Interpellato da Rai 24 Don Ciotti, fondatore del Gruppo Abele, ha parlato a ruota libera di lotta alla mafia, ndrangheta, ma anche del governo Renzi e soprattutto delle questioni legate al rinnovamento nella Chiesa Su temi scottanti come il celibato dei sacerdoti e il ruolo della donna.
Per il sacerdote di Libera, oggetto di minacce e sotto scorta, il principale male del nostro paese è l’indifferenza e la rassegnazione che definisce come: «una malattia mortale da sconfiggere».
Don Ciotti dal suo osservatorio privilegiato ritiene ancora Insufficiente l’ impegno contro la mafia nel nostro paese. Basa questa considerazione su quanto espresso nel rapporto della Corte dei Conti, presentato nel corso dell’apertura dell’anno giudiziario, e dalla DIA (Direzione Investigativa Antimafia): «La crisi economica favorisce le mafie e la loro operatività». Ciotti definisce la ‘ndrangheta come la mafia più potente e intelligente. Questo ricordando i suoi trascorsi torinesi nella città dove fu ucciso il procuratore Bruno Caccia proprio dalle cosche calabresi.
Il sacerdote fondatore di Libera pur ritenendo purtroppo ancora non sufficiente il bilancio sulla legalità in Italia ammette che siano stati fatti significativi passi dal Governo (sul terreno dei beni confiscati alla criminalità organizzata) e ritiene l’impegno dell’attuale esecutivo nella lotta alla mafia come non negativo. «Ma c’è ancora molto da fare». Don Ciotti poi tocca la questione che si lega alle crisi delle vocazioni con monasteri che chiudono e chiese costrette a ridurre non solo le messe ma anche le loro attività per l’assenza di sacerdoti. Il tema è quello del celibato e della castità dei sacerdoti e del ruolo della donna. Per don Ciotti si tratta di un tema che in prospettiva potrà essere superato «una possibilità di scelta per poter continuare il servizio».
Sui cambiamenti che bussano alle porte della chiesa sul ruolo della donna si registrano, anche dal mondo ecclesiastico, sempre più forti testimonianze che puntano il dito contro la diseguaglianza tra uomini e donne all’interno della Chiesa, arrivando anche a affermare come questo tradisca il vangelo di Gesù. Per Don Ciotti sono affermazioni con cui fondamentalmente concorda pur senza esacerbare in alcun modo il tono della polemica. Insomma si potrebbe essere alla vigilia di una rivoluzione femminile nella Chiesa. Tuttavia il Vaticano ha sempre rappresentato un crogiolo di interessi e di scontri di posizioni in cui i conservatori hanno ancora molto spazio. Insomma i tempi non saranno certo brevi. Casi come quello della vicenda della cittadina vaticana Emanuela Orlandi scomparsa nel 1983 o della morte di Papa Luciani la dicono lunga sulla trasparenza oltretevere nonostante slanci, missioni e propositi..
Su donna e Vaticano don Ciotti ha grande fiducia nell’azione di Papa Francesco che «ha già fatto dei passi ed è un testimone di questo processo». In conclusione con un velo di emozione ha ricordato la sua grande ammirazione per padre Michele Pellegrino come modello di riferimento e guida che lo ha avviato come sacerdote. Ha ricordato un episodio a tal proposito in cui proprio Papa Francesco nel primo incontro, gli disse: «Quando i miei nonni erano in difficoltà sono stati aiutati ed è stato un sacerdote dal nome Michele Pellegrino».