A volte ho l’impressione che le categorie “destra” e “sinistra” stiano lentamente scomparendo. E questo non solo per la crisi in cui versa la politica contemporanea ma anche, e soprattutto, per l’assenza di scelte politiche nette e chiare che delimitano i rispettivi campi. Certo, i problemi ci sono e vanno risolti senza rispolverare approcci ideologici e vaghi. Ma è pur vero che la lezione del passato non può essere frettolosamente archiviata causa l’irrompere violento della politica spettacolo e delle cosiddette “americanate”.
Fa effetto – lo dico senza polemica e senza retropensieri – registrare quotidianamente, per fermarsi all’oggi, le dichiarazioni di autorevoli esponenti della destra e del centro destra italiano inneggianti la politica di Renzi, le scelte di Renzi, il linguaggio di Renzi, la comunicazione di Renzi e lo stesso progetto politico di Renzi. Cioè del segretario nazionale del Pd e del momentaneo Presidente del Consiglio. Addirittura esistono trasmissioni televisive – gli ormai noti talk show – che accomunano Berlusconi a Renzi anche nell’uso di parole decisive per catturare consensi e seminare illusioni verso quei cittadini italiani che puntualmente ci cascano.
Insomma, una strana somiglianza tra i due principali concorrenti – si fa per dire – degli attuali schieramenti politici alternativi. Per non parlare di Grillo e del suo progetto a tutt’oggi astratto e inconcludente. E, puntuale, arriva allora la domanda: ha ancora senso parlare oggi di destra e di sinistra?
Io continuo a credere che, malgrado sia ormai consolidata la stagione post ideologica, le categorie “destra” e “sinistra” continuano ad essere attuali e ad avere una forte cittadinanza nella cittadella politica italiana. È inutile fingere che ormai siamo tutti uguali e tutto ciò che è riconducibile al passato è inservibile, vecchio e da rottamare. Ci sono valori diversi se non alternativi; ci sono approcci culturali diversi se non alternativi; e soprattutto ci sono ricette programmatiche diverse se non alternative nella risposta ai problemi drammatici che assillano gli italiani.
Non facciamoci abbindolare dalle continue “americanate”. Non tutto è spettacolo, consenso, immagine e propaganda. Alla fine ci vogliono risposte politiche e programmatiche. E lì le chiacchiere stanno a zero. Fuorché pensiamo di essere perennemente attori di un gigantesco “grande fratello” dove tutti i gatti sono grigi e dove la politica è solo un grande spettacolo dove vince chi recita meglio. Se questo è l’esito finale allora la destra e la sinistra sono categorie del passato. Io continuo a credere di no. E credo che siano molti che la pensano così. Ma dobbiamo ribellarci rischiando anche di essere impopolari o di andare controcorrente.