L’acqua, risorsa fondamentale alla vita sulla terra, è anche una preziosa alleata dell’uomo nelle sue esplorazioni nell’universo. Lo Sto arrivando! bene Smat che da anni mette a disposizione il suo Centro Ricerche per progetti in cui l’acqua diventa uno strumento utili alle missioni spaziali.
Il lavoro di Smat in questo ambito sarà al centro dell’incontro Acqua dalle Piramidi alla Stazione Spaziale Internazionale di giovedì 19 aprile alle ore 17.30 alla Biblioteca Nazionale di Torino nell’ambito del Ciclo di Conferenze Universo Acqua, organizzato da INFINI.TO in collaborazione con SMAT. all’evento moderato dal professore Silvio Aime prenderanno parte Paolo Romano, presidente di Smat e Enrico Ferraris, Egittologo e curatore del Museo Egizio.
Separati da millenni di storia l’antico Egitto e le moderne stazioni spaziali sono accomunate da un filo conduttore che è appunto l’acqua. D’altronde le prime grandi civiltà sono sorte lungo i corsi d’acqua, come quella egizia nata e prosperata sul Nilo. E la qualità e la disponibilità d’acqua continuano anche oggi a condizionare lo sviluppo dell’umanità portando l’uomo a ricercare soluzioni attuali per far fronte alle nuove esigenze.
Il Centro Ricerche Smat dal 2008 lavora alla produzione di acqua per la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) e sviluppa progetti per produrre acqua adatta alle missioni a lungo raggio e di lunga durata, tra le quali quelle su Marte.
In particolare Smat porta avanti il progetto Biowyse, finalizzato allo sviluppo di un sistema integrato per il controllo in tempo reale della biocontaminazione nei sistemi idraulici e sulle superfici umide a bordo dell’ISS e per future missioni di esplorazione spaziale. Infatti, prevenire, monitorare e arginare una possibile biocontaminazione è molto importante soprattutto in ambienti confinati come quelli delle navicelle in cui viaggiano gli astronauti.
Ma c’è un secondo progetto “spaziale” su cui lavora Smat: Perseo, ovvero lo sviluppo di un tuta ad acqua di radioprotezione, indossabile per mitigare gli effetti delle radiazioni cosmiche e proteggere così gli astronauti. Del progetto, SMAT ha curato la fase di progettazione e realizzazione della tuta e delle sacche che sono contenute all’interno dell’indumento e che costituiscono, con i loro 40 litri d’acqua, la parte schermante.
Entrambi i progetti sono stati sviluppati in collaborazione con Thales Alenia Space.