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sabato, 27 Luglio 2024

Da gay a Lover Film Festival. L’armoniosa complessità di un viaggio che dura dal 1986

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

di Paolo Pazzi

Lo storico festival del cinema gay si presenta oggi come “Festival dell’amore”. Seguendo un percorso che viene definito dai promotori naturale, circolare, allargato e inclusivo, oggi si vola aldilà dell’acronimo LGBT (Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender) arrivando a toccare tematiche intersessuali in grado di superare ogni facile stereotipo.
Un approccio che viene visto in “armoniosa continuità” con il discorso portato avanti dai promotori Giovanni Minerba e Ottavio Mai che nel lontano 1986 diedero vita, tra non poche polemiche e difficoltà, al festival a tematiche omosessuali con l’ambizioso e significativo logo: “I film che cambiano la vita”.

Uno slogan più che azzeccato, anticipatore di un fenomeno che ha contribuito a sviluppare dibattiti e riflessioni, confronti che, ben oltre le dinamiche individuali, descrivevano gli sviluppi di una società in mutamento. Questo riuscendo a descrivere e documentare in modo analitico la complessità delle percezioni e delle dinamiche della sfera sessuale e le loro evoluzioni, partendo da quel  Festival Internazionale di Film con Tematiche Omosessuali “Da Sodoma a Hollywood” di Torino che consentì di proiettare tante importanti opere che altrimenti mai si sarebbero viste in Italia.

Ripercorrere i cataloghi delle passate edizioni evidenzia l’approccio anticipatore del festival con un fluire di varie opere cinematografiche ognuna a suo modo specchio e precorritrice dei suoi tempi, con lavori che hanno realmente affascinato e colpito un vasto pubblico e che restano importanti testimonianze non solo artistiche ma spaccati di una realtà sociale letta spesso attraverso i drammi del cuore e della passione ma anche rileggendo profonde dinamiche introspettive e sociali.

Insomma ne è passato del tempo da quando nelle pellicole i gay erano solo effemminati e inseriti nelle scene solo per creare facile ilarità. A tal proposito questa edizione propone un documentario  di Andrea Meroni proprio sullo stereotipo della figura del gay nel cinema di genere dal titolo: “Ne avete di finocchi in casa”. Tra i contributi più originali vi è una rivisitazione in chiave queer della “Bella addormentata nel bosco diretto” da Adolfo Arrietta ed il film “Tom of Finland” di Karukoski, che racconta uno degli artisti più controversi della storia del fumetto. E’ prevista la partecipazione tra gli ospiti di Violante Placido, Stuart Milk, Francesca Vecchioni, Jasmine Trinca e l’intramontabile Eva Robbins.

Insomma anche quest’anno gli schermi cinematografici torinesi si tingeranno di arcobaleno proseguendo il racconto di un sogno divenuto realtà. Un sogno che non dimentica le dure e aspre polemiche che accompagnarono i riconoscimenti e i contributi istituzionali ricevuti dal Festival. Oggi il contesto è fortunatamente cambiato ma c’è ancora da lottare mentre resta drammatica la condizione vissuta da gay e lesbiche in tante parti del mondo. Per questa battaglia civile il contributo dell’autorevole festival è quanto mai importante.

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