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giovedì, 24 Ottobre 2024

Covid-19 Cina reticente. Serve una commissione d’inchiesta indipendente, ma..

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Moreno D'Angelo
Moreno D'Angelo
Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2007 nella redazione di Nuova Società e dal 2017 collaboratore del mensile Start Hub Torino.

Non è solo Trump a puntare il dito sui ritardi e sulle ambiguità del governo cinese nel comunicare il mondo del pericolo che stava sbocciando. Da più parti si invoca una inchiesta indipendente internazionale di esperti che indaghi su laboratorio virologico P4 di Wuhan e costringa Pechino a fare chiarezza.

Ma c’è una bella differenza tra i propositi di qualche giornale e qualche politico, che arriva anche ad invocare una richiesta danni, e la cautela di tanti Paesi che non intendono farsi trascinare nello scontro in atto tra Usa e Cina.

Intanto infuria una vera campagna a da parte di Pechino per allontanare sospetti e accuse sull’origine e la diffusione del coronavirus. Pressioni che avvengono con promesse, contatti, messaggi e azioni di disinformazione per allontanare e sminuire istanze e accuse.

Al centro dell’attenzione vi é quel laboratorio di virologia di Wuhan, avviato nel 2003, grazie a una collaborazione con la Francia di Chirac.

Per Pechino il virus arriva dal wet market di Wuhan. Ma qualcosa si sta muovendo e , oltre all’ amministrazione Trump, anche da Gran Bretagna Svezia, Australia si sollevano dubbi e interrogativi su Pechino mentre il virus non accenna a demordere

Certo il rischio di ritorsioni, dato lo strapotere economico finanziario, è enorme e questo giustifica i tentennamenti generali. Ma come detto qualcosa su sta muovendo.

Tornando al laboratorio di Wuhan le voci sull’insicurezza della struttura avevano comportato nel 2015 il rifiuto da parte francese di intervenire per assicurare la certificazione di sicurezza del laboratorio.

Ed è proprio la carenza in termini di sicurezza ad alimentare i sospetti sulla fuga del virus.

Diamo un rapido sguardo su ritardi e ambiguità imputate a Pechino. I primi casi di Covid a Wuhan, per quello che è emerso, sarebbero già del 17 novembre 2019, ma la loro ufficializzazione è avvenuta solo a fine gennaio, quando il 23 sono state intraprese drastiche misure di sicurezza.

Quindi pare verosimile che da parte delle autorità cinesi si sia taciuto, scatenando le ire di un Trump che poi nella gestione della pandemia ha mostrato pecche inaudite per la sua sorprendente banalizzazione del pericolo nella sua fase iniziale. Ritrovandosi poi con una New York in stato di emergenza e una valanga di morti. Un contesto drammatico che stanno pesando notevolmente sulla sua popolarità.

Oltre ai ritardi nel comunicare agli organismi internazionali e anche all’interno l’avvio dell’epidemia, la Cina avrebbe anche mentito sul numero di vittime. Non sembra possibile che di coronavirus a Wuhan (11 milioni di abitanti e 60 nella sua provincia) siano morte 3.300 persone.

I dubbi sono molti se pensiamo che in Italia e Spagna e ora negli Stati Uniti e Gran Bretagna si sono superati i 20mila decessi per coronavirus. Pur con tutte le polemiche sui conteggi delle vittime, imputabili realmente al virus, la sproporzione evidenzia che qualcosa forse non quadra. Questo anche alla luce delle interminabili file per ottenere l’urna con le ceneri dei defunti morti a Wuhan.

Vi sono poi morti, sparizioni e censure su soggetti critici verso la gestione dell’epidemia in Cina. E’ il caso della dottoressa Al Fen che, già il 30 dicembre, aveva lanciato l’allarme via chat per l’epidemia, ribadendo anche a marzo le sue critiche in un intervista prontamente censurata. Un altro medico Li Wenliang, é definito un’eroe, per essere stato il primo ad avvisare dell’esistenza del virus. Per questo è stato fermato dalla polizia ed è diventato il primo morto di coronavirus il 7 febbraio a soli 34 anni. Non si sa se sia stato arrestato e se per questo le cure siano partite in ritardo. Vi sono poi altre persone sparite per le loro criticità e di cui non si sa più nulla.

La scarsa trasparenza in Cina sulla questione virus ha coinvolto il comportamento dell’Organizzazione mondiale della sanità giudicato troppo morbido e silenzioso. Non a caso l’amministrazione Trump le ha tagliato i fondi, ribadendo che gli scienziati americani inviarono all’Oms informazioni dopo i primi casi in Cina e che l’Oms non si sia mosso. “Non abbiamo nascosto nulla agli Usa sulla pandemia”è la replica del direttore generale dell’Oms.

Resta aperta la questione origine del virus. Per la Cina è tutta colpa del mercato del pesce di Wuhan. In occidente i virologi, con tutti le loro varianti, concordano sulla tesi del virus naturale, ovvero privo di manipolazioni genetiche, definendo “scemenze” le altre ipotesi, come ritenuto anche dalla star dei virologi del momento Roberto Burioni.

Ma a tutt’oggi le affermazioni perentorie e ufficiali continuano ad essere oggetto di critiche anche aspre in cui, a livello mediatico, spesso prevalgono penose polemiche personalistiche sul serio confronto scientifico. Come nel caso della polemica sorta tra Burioni e il primario emerito Giulio Tarro.

Certo che un quadro cosi incerto può rappresentare puro ossigeno per l’infinito caleidoscopio del complottismo.

In tale contesto hanno fatto scalpore la posizione di Luc Montagnier. Per l’anziano premio Nobel francese il virus non è naturale ed è stato oggetto di modificazioni da operate da biologi molecolari che avrebbero inserito piccole sequenze di hiv presenti nel suo patrimonio genetico.

Operazioni effettuate probabilmente per cercare un vaccino. Per Montagnier il virus non arriva da un wet market e c è la volontà di nascondere la verità.

Ad accendere l’entusiasmo nella galassia alternativa alla scienza ufficiale, vi è l’ipotesi di Montagnier, ma non è il solo, che veda un legame tra la diffusione del virus e la presenza a Wuhan e non solo di una marea delle discusse antenne del 5G, che però non risultano presenti in molte realtà dove il Covid-19 si è diffuso.

Le onde elettromagnetiche indebolirebbero il sistema immunitario rafforzando il potere patogeno del virus è la tesi di molti ambientalisti ed eretici della scienza ufficiale.

Unica nota positiva la speranza che i virus manipolati abbiano breve vita.

Insomma su una questione fondamentale come l’origine del virus, nonostante fior di esperti e laboratori, ancora non sembra di essere arrivati alla parola fine. Ancor peggio sulle responsabilità.

Certo vi sono i pensatori anomali che vedono tutto programmato. E quel dark think che trova sempre la mano di potenti gruppi più o meno occulti che tutto pianificano e decidono e che ora potrebbero anche mettere in conto una sorta di autoritarismo digitale che potrebbe mettere in conto una una decimazione della popolazione per un futuro più cyber ed efficiente. Su questo terreno spunta puntuale il nome di Bill Gates. Il fondatore di Microsoft, che predica la prevenzione contro le pandemie ,nuovo pericolo per l umanità dopo la epopea del nucleare, insiste sulla necessità di vaccinare tutta la popolazione ricevendo proteste da chi nel vaccino vede nascondersi ben altri pericoli oltre quello sanitario.

Gates viene tirato in ballo per una simulazione svolta per conto del World Economic Forum (Wef) e della fondazione di Melinda & Bill Gates. Ma il pensiero complottista non si ferma qui e coinvolge anche Greta Thunberg che tra le sue pasionarie vedrebbe la presenza di chi, in nome della salvezza del pianeta, non vedrebbero male una drastica popolazione dei suoi inquinanti e fastidiosi ospiti umani.

Per non parlare di una oscura massoneria nera che auspica una riduzione della popolazione che renda il mondo più efficiente e controllabile. Da chi? La parola magica è nuovo ordine mondiale. Peccato che ogni giorno questo ordine cambi mentre i problemi restano.

Cui prodest? Oggi è difficile capire chi possa avere un vantaggio da una pandemia che ha sorpreso il mondo.

Sull’intera vicenda pesa in ogni caso la conflittualità tra Usa e Cina, esasperata in questi ultimi anni, dalla lotta per la supremazia in diversi campi: commerciale, politica,high tecnology e anche nel campo dell’informazione che ha risvolti fondamentali sul piano mediatico e sociale.

Insomma su una questione fondamentale come l’origine del virus nonostante fior di esperti e laboratori ancora non sembra di essere arrivati alla parola fine. Ancor peggio sulle responsabilità.

Anche lo stesso direttore di Limes, Lucio Caracciolo tra i più raffinati esperti di dinamiche internazionali, ammette che non sarà facile arrivare a qualcosa di definitivo visto gli interessi in corso.

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