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domenica, 8 Settembre 2024

Coronavirus, rivolta al carcere di Torino

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

Anche nel carcere di Torino sono scoppiate le proteste dopo il nuovo decreto per abbattere il contagio da Coronavirus. Da questa mattina i detenuti di quattro sezioni si sono barricati nel Padiglione B delle Vallette.
Tensioni si sono verificate anche al carcere Don Soria di Alessandria con incendi delle lenzuola. Mentre sul territorio nazionale sono ormai più di 50 le carceri in rivolta.

«Sul territorio nazionale sono ormai una cinquantina le carceri in protesta», sottolinea il segretario generale dell’ Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria (Osapp), Leo Beneduci.

«Nonostante l’eccezionalità del momento – aggiunge – è indubbio che la responsabilità va attribuita a chi ha sottovalutato negli ultimi due anni la pericolosità del problema carceri. Abbiamo fatto appello al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, affinché il governo prenda in mano direttamente la questione delle carceri. Esclusi – conclude – eventuali colpi di spugna».

Anche l’assessore regionale alla Sicurezza Fabrizio Ricca commenta: «Osservo con preoccupazione la situazione nelle carceri italiane e anche in quelle piemontesi, dove stanno scoppiando rivolte violente da due giorni. È fondamentale che lo Stato garantisca la sicurezza degli agenti della Polizia Penitenziaria, mandando rinforzi per tenere sotto controllo la situazione. In un momento come questo anche i detenuti dovrebbero dimostrare un senso di responsabilità ben diverso rispetto a quello che stanno mostrando con azioni violente».

La capogruppo M5s in Regione Piemonte, Francesca Frediani, invece suggerisce di valutare i domiciliari per i detenuti a fine pena perché «l’unica soluzione – afferma – è diminuire la popolazione carceraria».

«La tensione nelle carceri italiane – aggiunge  – è alta ovunque. Questa mattina i detenuti di quattro sezioni delle Vallette si sono barricati nel IV padiglione e la rivolta potrebbe scoppiare da un momento all’altro. Servono soluzioni forti come amnistia, indulto e moratoria dell’esecuzione penale, e forme alternative al carcere come i domiciliari».

«Il decreto governativo – continua Frediani – prevede che prima dell’accesso alle carceri ai nuovi detenuti sia misurata la febbre e, se necessario, fatto il tampone. Ma le misure contenitive vengono applicate principalmente ai visitatori ed è risaputo che non tutti i contagiati hanno sintomi. Vista l’attuale sovrappopolazione carceraria, per evitare che l’emergenza sanitaria diventi insostenibile, deve farsi strada la possibilità di liberare chi già gode di benefici, chi è sopra una soglia di età a rischio, o chi ha un residuo di pena più basso di due anni. Diminuire la popolazione carceraria è l’unica soluzione possibile per evitare un collasso del sistema».

 

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