Passano in una cinquantina, sono un gruppetto di giovani tra i 20 e i 30 anni. Partono da piazza Castello e percorrono tutta via Garibaldi, e al grido di «Chiudi! Chiudi! Sciopero! Sciopero!» costringono tutti i commercianti della via a tirare giù le saracinesche e a chiudere. Qualche negoziante cerca di contrattare dicendo che ha già aderito allo sciopero ieri. Niente da fare, le serrande devono essere giù, le luci spente. O addio vetrina.
Qualche commerciante, appena li sente arrivare, spegne tutto e chiude a chiave. «Ieri era anche peggio, questi erano tranquilli» commenta una di loro. «Ieri ci hanno minacciati, hanno fatto uscire i pochi clienti che erano dentro e hanno iniziato a tirare pugni sulla vetrina dicendo “Te la spacchiamo”. Così oggi quando li ho sentiti arrivare ho chiuso».
«Ma non capiscono che è un nostro diritto lavorare?» si lamenta un’altra negoziante. «Ieri ho chiuso, perché era giusto così, ho aderito allo sciopero. Ma oggi già girano pochi clienti, se chiudo come faccio?».
Una ragazza che ha assistito a tutta la scena è andata dalla polizia schierata in piazza Castello, chiedendo agli agenti se avevano visto e perché non intervenivano a bloccare quel gruppo. La risposta? «Signora, cosa vuole, in Italia non va bene niente».
Intanto un gruppo di ragazzi, circa una trentina, con tanto di saluti romani, in via Torquato Tasso, lanciavano slogan inneggianti a Hitler.
© RIPRODUZIONE RISERVATA